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La collina di Davide

L’incontro con il mistero di Betlemme nella Scrittura, esperienza tipica dei pellegrinaggi in Palestina, trova un’attualizzazione nella storia di Daoud e della sua famiglia.

Mettersi alla ricerca del mistero di Betlemme a partire dalla Bibbia: è questo lo stile che ormai da diversi anni accompagna i pellegrinaggi AMO nella terra degli antenati di Giuseppe. Avvicinare il mistero del Salvatore-bambino partendo dalla Betlemme che, come ci ricorda Michea (Mi 5,1), racchiude la piccolezza e la marginalità già nel suo Dna; accostare il mistero messianico partendo dalla ricerca intrapresa da Samuele di un re secondo il cuore di Dio, dimenticato e invisibile agli occhi degli uomini (1Sam 16,1-13); giungere a quel particolare sguardo sulla storia umana posseduto da quegli ultimi e sconosciuti, i primi a muoversi (Lc 2, 8-20) per riconoscere il Regno di Dio che si rende presente in mezzo a noi. Ecco alcune chiavi di accesso attraverso cui proponiamo ai nostri pellegrini di recarsi fino a Betlemme per «vedere questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere» (Lc 2, 15)!

La novità che ha caratterizzato i pellegrinaggi AMO di questi ultimi due anni è stato il prezioso incontro con Daoud (Davide in arabo, nella foto), che vive a pochi chilometri da Betlemme, su una collina che appartiene alla sua famiglia da più di tre generazioni. Si tratta di una terra che i Nassar hanno acquistato ancora in epoca ottomana per coltivarla e poter vivere dei frutti del proprio lavoro. Nel corso degli anni la situazione politica è andata più volte modificandosi: il Mandato britannico prima, l’amministrazione giordana poi e infine, dal 1967 l’occupazione israeliana.

La progressiva colonizzazione del-l’area palestinese a sud di Betlemme presenta uno scenario che ha dell’incredibile: tutte le colline sono occupate da insediamenti israeliani, ben quattro nel giro di pochi chilometri; solo una, quella che appartiene ai Nassar, la famiglia di Daoud, resiste ancora. Questa resistenza però ha un prezzo: e non parliamo solo delle centinaia di migliaia in dollari spesi in processi in cui la famiglia Nassar da quasi trent’anni sta chiedendo ai tribunali israeliani di veder riconosciuto il proprio documentato diritto di legittima proprietà, ma anche della proibizione di ogni tipo di costruzione anche per il solo lavoro agricolo, unita all’impossibilità di accedere all’acqua e alla rete elettrica; dei soprusi e delle minacce spesso violente da parte dei coloni vicini, talvolta supportati dallo stesso esercito israeliano.

L’unica vera forza nelle mani di Daoud e dei suoi familiari proviene dalla loro fede - da generazioni sono cristiani luterani - e soprattutto dal riferimento al Vangelo: il rifiuto di coltivare l’odio e l’inimicizia anche all’interno di una situazione di ingiustizia e allo stesso tempo la non rassegnazione. È questo lo spirito che anima la Tent of Nations (www.tentofnations.org), l’associazione che ha sede proprio su questa collina e che raduna, soprattutto nei periodi estivi, i giovani dei villaggi palestinesi circostanti, diversi volontari internazionali e talvolta anche alcuni curiosi israeliani. Lo scopo della Tent of Nations (di cui si parla anche in un libro di recente pubblicazione: N. Capovilla - B. Tusset, Voglia di normalità, Paoline 2012) è proprio la declinazione dell’intuizione evangelica che anima la resistenza della famiglia Nassar, con iniziative di reciproca conoscenza e condivisione, attività di promozione della giustizia e di resistenza non violenta.

Dalla collina di Daoud di Betlemme la ricerca di uomini e donne secondo il cuore di Dio e la necessità di ripartire dai piccoli e dagli umili, aprono e rendono sempre nuovo quel mistero che da sempre Betlemme racchiude in sé.


Iuri Sandrin SJ

 

 

© FCSF - Popoli, 1 agosto 2012