


| Con Carta canta di aprile leggiamo Il Venerdì di Repubblica, settimanale di
attualità e approfondimento del quotidiano romano. Abbiamo analizzato
i numeri usciti il 14, il 21 e il 28 febbraio.
Il settimanale (circa 150
pagine) è organizzato in 9 sezioni che contengono rubriche fisse, riconoscibili
da un’impostazione grafica differente, e articoli di approfondimento
di varia lunghezza. Alle opinioni e ai commenti che occupano le pagine
di apertura, seguono: la storia di copertina; la sezione «esteri» dedicata
a «personaggi, reportage, conflitti, religioni»; «Italia»; «economie»; «dolce
vita» su viaggi, cibo e moda; «scienze»; «cultura» e «spettacoli». Ogni sezione
occupa un numero pressoché costante di pagine, mentre lo spazio
riservato ad articoli internazionali è variabile.
Se nelle rubriche d’apertura
e in «Italia» non si trovano riferimenti allo «straniero», è ovviamente in
«esteri» che si concentrano i contenuti sui Paesi non occidentali. Il Venerdì
offre una buona copertura sui fatti che riguardano Africa, America Latina
e Asia (24% delle pagine), ma il dato è lontano dal 37% di Sette.
In «esteri» troviamo 3 rubriche fisse: «Se ne parla in giro», con brevi notizie
insolite di cronaca e/o di costume (Città del Capo inaugura il negozio
per i senzatetto, 21 febbraio), «Follow the money» e «Follow the pepole»
dove Loretta Napoleoni e Pietro Veronese rispettivamente portano alla
luce le contraddizioni dell’economia occidentale (Il nostro Paese maglia
nera per le politiche di cooperazione, 21 febbraio) e ricordano fatti ignorati
dai mass media (Le quattro tragedie sconosciute degli Zama Zama, 28 febbraio).
Un altro spazio costante è «Il mondo in una settimana» che, in collaborazione
con l’agenzia giornalistica Agi, sintetizza in 10 notizie quanto
sta accadendo nel mondo.
La sezione si chiude con uno o due reportage
affidati a collaboratori o a inviati di cui vengono talvolta utilizzate anche le
foto. È il caso di Dove i buddisti sono violenti (14 febbraio) che peraltro si
distingue per scardinare «Lo stereotipo [pacifista] del buddismo in voga
in Occidente». In E il cittadino José prese il fucile (28 febbraio) il «giudicate
voi» dell’occhiello invita il lettore a prendere posizione sui gruppi di civili
che si stanno organizzando con armi per arginare la violenza dei narcos. In quest’ultimo esempio, notiamo che Il Venerdì utilizza titoli, occhielli
e sottotitoli (differenti in copertina, indice e articolo sebbene riferiti
allo stesso pezzo) per orientare la lettura. Accade anche nella storia di
copertina del 28 febbraio, Il mappamondo di Al Qaeda (copertina) che in
due reportage spiega la nuova Geografia del califfato. A tredici anni dall’11
settembre, al Qaeda è più forte di prima: controlla molte regioni del mondo
e continua a guadagnare terreno (indice).
Nella sezione «economie» l’estero
affiora nella rubrica «Solidarietà» con notizie su iniziative e/o ricerche
recenti (Sud del mondo: ora lo aiutano i migranti partiti da lì, 14 febbraio),
segnalazioni di concorsi e campagne di raccolta fondi.
In «scienze» e «cultura» lo «straniero» è presentato da un punto di vista
antropologico: gli articoli offrono una chiave di lettura per comprendere
meglio la realtà (Totem e ragù, 21 febbraio e I quindici modelli di società
che fanno ancora girare il mondo, 14 febbraio). La sezione «dolce vita»
sottolinea invece la dimensione dell’esotico, come nella rubrica di cucina
«Il piatto etnico» o nell’articolo di moda Un po’ hippie un po’ folk: chic
d’antologia (21 febbraio).
Il Venerdì si caratterizza per uno sguardo plurale, aperto e attento
all’estero che è presentato nella sua complessità invitando il lettore a
elaborare una propria opinione rispetto ai fatti e fenomeni descritti. La
scelta dell’approfondimento viene però a mancare nei suggerimenti di
stile di vita, dove invece prevale il gusto dell’etnico solo perché diverso
e alternativo a quello occidentale.
P. Gelatti e E. Schiocchet |
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