È aumentato enormemente il numero di minorenni non accompagnati giunti in Italia nel 2011. La storia di Jean, tra aiuto, inserimento e senso di responsabilità.
Jean ha appena compiuto 18 anni, ma quando è arrivato in Italia dal Burkina Faso era ancora minorenne. Come lui sono migliaia i giovani che nell’ultimo anno sono approdati sulle nostre coste da soli, senza genitori, parenti o tutori legali che possano prendersi cura di loro. Sono ragazzi, a volte anche giovanissimi, che vivono una condizione di estrema fragilità, facili prede dello sfruttamento o destinati a smarrirsi nella fitta rete dell’invisibilità. Secondo i dati riportati dal ministero dell’Interno (Dipartimento della Pubblica sicurezza - Direzione centrale dell’immigrazione e della Polizia delle frontiere), sono 2.506 i minori stranieri non accompagnati giunti via mare in Italia nei primi sei mesi del 2011. Un numero estremamente alto, se si pensa che nello stesso periodo dell’anno precedente ne erano arrivati appena 40.
Da quattro mesi Jean vive nel gruppo appartamento «Aver Drom», la struttura di seconda accoglienza per minori non accompagnati gestita dal Centro Astalli. Come gli altri cinque ragazzi che abitano con lui, tutti provenienti dall’Africa sub-sahariana o dall’Afghanistan, con il sostegno degli operatori del Centro ha intrapreso un percorso individuale verso l’autonomia «molto impegnativo», come confessa nel suo italiano ancora un po’ stentato.
Oltre a studiare per conseguire la licenza media, infatti, Jean frequenta un corso per diventare pizzaiolo e partecipa al laboratorio Refugee Scart, dove viene lavorata la plastica riciclata per creare prodotti di artigianato come borse, collane e bicchieri.
«Per me questa è un’esperienza molto importante, perché mi permette di guadagnare un po’ di soldi da inviare a casa, dove tutti contano su di me», spiega. Il rapporto con la famiglia costituisce per Jean, come per tutti i ragazzi nella sua condizione, lo stimolo maggiore per compiere al meglio e il più velocemente possibile il percorso di inserimento nella società italiana. A volte però rappresenta anche un peso con cui è difficile convivere. La maggior parte dei minori arrivati soli nel nostro Paese porta sulle spalle non solo il fardello di esperienze drammatiche, di viaggi a volte disumani, ma anche una forte responsabilità, quella di rappresentare spesso l’unica speranza per le famiglie di origine, che su di loro hanno riversato risorse e aspettative.
Fondazione Astalli
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