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Un flauto per Ramallah

Nicoletta Zannoni dal 2011 vive a Ramallah, nei Territori palestinesi. Padovana, insegnante di flauto, lavora in una scuola di Ramallah e in un villaggio vicino. Dopo due anni l'abbiamo incontrata di nuovo

Come sono cambiate le cose, in te e attorno a te, rispetto a quando ci siamo incontrate (Popoli, marzo 2012)?Rimanere in un luogo abbastanza tempo, specie lavorando con bambini e ragazzi, ti dà la possibilità di vedere le cose mentre cambiano. Alcuni bimbi che hanno preso in mano un flauto con me per la prima volta ora suonano abbastanza bene, qualcuno se n’è andato, e qualche allievo nuovo ha appena cominciato. Nel frattempo ti accorgi che un ragazzino che prima ti arrivava alla spalla ora è più alto di te! In cambio, anche io ho imparato una lingua nuova. A parte l’arabo, con cui ora me la cavo abbastanza, ho imparato la lingua dell’essere straniera in una terra che mi accoglie con una cultura diversa, che ha una storia importante e complessa.
Gli amici qui vanno e vengono, Ramallah è piena di Ong e di uffici internazionali così, molto spesso, chi viene a lavorare si ferma solo per brevi periodi. È un po’ faticoso creare relazioni «stabili», ma è anche molto bello perché dà la possibilità di entrare in contatto con persone di culture diverse e insegna che le relazioni possono continuare anche se non si vive nello stesso luogo. Ho anche alcuni amici palestinesi e ne sono molto contenta, mi dà la sensazione di essere un po’ più inserita, di sentire anche questo luogo un po’ come «casa».

Tempo fa ti stupivi di come «la Parola qui prendesse forma». È ancora così?
Certo, la Parola ha le sue radici in questi paesaggi, vedere e toccare concretamente questo luogo aiuta a entrare meglio in quello che leggiamo e meditiamo. Forse ora mi colpisce di più la storia di questo posto, passata e presente, come la Parola ha preso e prende forma nella vita di tutti. Gli «strati» e gli «intrecci umani» di questa terra possono insegnarci a leggere le nostre storie secondo logiche diverse da quelle che conosciamo, che aprono la mente e spingono a interrogarci. Siamo abituati a una società quasi «monoculturale», o in cui le differenze sono molto piccole, ma passeggiando vicino alla porta di Damasco a Gerusalemme, si possono incontrare un ebreo ortodosso che torna dal Muro del pianto, una donna araba seduta per terra a vendere le sue verdure, un frate francescano che va verso il Santo Sepolcro e un soldato israeliano di turno all’angolo della Via dolorosa. Entrare in questa immagine piena di elementi così contrastanti, ma così fisicamente vicini, mette profondamente in discussione!

Come  saranno la Quaresima e la Pasqua in Palestina?
Quest’anno le date della Pasqua ortodossa e cattolica coincideranno, quindi anche la Quaresima sarà vissuta nello stesso tempo. Un momento molto bello del cammino verso la Pasqua è la processione della domenica delle Palme a Gerusalemme a cui è permesso di partecipare anche a molti cristiani palestinesi, insieme a tutti i cristiani della città e ai pellegrini che in questo periodo sono sempre molto numerosi. La processione parte da Betfage, sul Monte degli ulivi, e ricopre letteralmente le strade fino alla chiesa di sant’Anna, dove termina con un’omelia del Patriarca. La giornata si trasforma nella festa di tutti i cristiani, che riempiono di canti e colori le strade.

Vivi in una terra complessa e tormentata da secoli. Senti attorno e dentro di te ancora speranza nel futuro?
La realtà qui è davvero complessa. Certo, speranza nel futuro e voglia di normalità si respirano, misti anche a un senso di scoraggiamento e frustrazione perché le cose non sembrano cambiare sensibilmente per chi vive qui. Personalmente interpreto la speranza come un costruire nell’oggi, mettendosi in gioco tutti i giorni per un presente migliore e più «attivo».

Elisa Costanzo


LA FONDAZIONE
La Fondazione Barenboim-Said (con cui collabora Nicoletta Zannoni) è attiva a Ramallah e nei Territori palestinesi con progetti musicali e didattici che promuovono la convivenza pacifica tra tutti i popoli della regione. Tra gli allievi di musica ci sono anche bambini e ragazzi dei campi di rifugiati. La Fondazione, creata a Siviglia dieci anni fa, è legata alla Western-Eastern Divan Orchestra, che il musicista israeliano Daniel Barenboim e lo scrittore arabo Edward Said hanno creato con giovani musicisti di tutto il Medio oriente. www.barenboim-said.org

© FCSF - Popoli, 1 aprile 2014