Inizio ottobre. In fondo è la guerra fredda che continua. Gli Usa minacciano il veto contro l’autodeterminazione palestinese e Russia e Cina bloccano col veto una decisione Onu per la protezione dei civili che chiedono democrazia in Siria. Diversi esempi per una sola logica: le persone umane valgono più o meno secondo le aggregazioni di potere economico e strategico a cui appartengono… Sacrificare popolazioni inermi, che rivendicano i loro diritti di cittadini del mondo, è ancora cosa lecita e per così dire patriotticamente benemerita.
Da anni mi frulla in testa l’idea d’una carta d’identità mondiale (col domicilio, ma senza la nazionalità, la data di nascita ma non il sesso, il nome ma non la religione); una carta d’identità da cittadino planetario per votare nel parlamento globale sulle questioni d’interesse generale e sugli interventi a favore dei diritti delle persone e dei popoli, specie in caso di conflitto. La logica sarà quella della prevenzione della violenza anche quando occorra intervenire in modo coercitivo (una sorta di polizia mondiale), cercando di sviluppare e diffondere la pratica della nonviolenza e della partecipazione del volontariato internazionale alla gestione dei conflitti e alla cura delle infezioni sociali.
Il «logo» riprodotto qui è una ripresa dei colori nazionali arabi realizzata da una bimba di Homs, in Siria, la città presto al traguardo delle mille vittime. Le olive nere evocano i martiri: solo la riconciliazione può dare un valore alle tante vite perse, alle infinite sofferenze subite e inflitte.
Non potrebbero mettersi d’accordo all’Onu per proteggere almeno la libertà d’informare, il diritto di raccontare gli eventi? Chi si può arrogare il diritto di occultarli e deformarli? Come immaginare una giustizia internazionale equa senza la libera attività del giornalismo d’inchiesta?
La nostra amica psicanalista Rafah Nached è in prigione a Damasco. Cosa si può sperare quando l’opinione, il pensiero e la parola disarmata sono represse?
Come possono i cristiani, gerarchia e popolo, rassegnarsi all’impero della menzogna? Sul sito di
Popoli c’è il comunicato stampa conclusivo della settimana di preghiera e digiuno per la riconciliazione. Si sa, la pace si fa tra nemici. L’inimicizia è ora al culmine in Siria. Certo una parte può vincere, ma l’altra mediterà la vendetta! È necessario riconciliarsi nella verità, la giustizia radicata nel perdono.
I cristiani dovrebbero fungere da menisco nella congiuntura attuale; dovrebbero prestare servizio di mediatori e negoziatori, altrimenti lo scenario iracheno diventa il più ovvio.
La «primavera araba» ha testimoniato d’una gioventù aperta e moderna. Attenzione: il grosso, la massa del popolo in rivolta è popolo musulmano, soggetto musulmano desideroso di protagonismo ed emancipazione. La contiguità con l’Islam armato globalizzato è innegabile. La logica della guerra fredda, nemica della giustizia per tutti, spinge l’Islam politico all’estremismo. I soldi li fornisce il petrolio; la simbologia il nobile Corano; la rabbia, l’ingiustizia subita; il coraggio, i Giardini del Paradiso.
L’Occidente e l’ex mondo comunista farebbero bene a mettersi d’accordo, non contro l’Islam, ma a favore dell’equità internazionale e dei diritti per tutti. In una logica di confronto tra blocchi, occorre tener conto che quello islamico, in via di aggregazione, non sarà gestibile da nessuno, mentre risulterà coriaceo per tutti, anzitutto per Israele. I turchi hanno capito dove vanno i loro interessi geo-strategici; non entreranno nel giochino di fare da portaerei contro l’Iran.
Ragazzi, proviamo a ragionare, inventiamoci una via d’uscita dignitosa per i gerarchi al tramonto (vecchi clienti di questi e quelli), assicuriamo il dibattito libero, l’unico che consente l’emergenza di una società civile matura, e impariamo a pensare kantianamente in categorie di bene generale. Poi via i veti e avanti i voti!
Paolo Dall'Oglio