C’è un tipo di agricoltura che permette la sopravvivenza di milioni di persone al mondo: il modo di produzione domestico, definito anche «agricoltura familiare». In particolare, questo sistema ha costruito, nei secoli, la mentalità, la socialità e la simbologia dei popoli bantu. L’agricoltura è una conquista antica in Africa ed è responsabile della distribuzione sul territorio delle popolazioni rurali che si sono organizzate in villaggi al centro dei campi coltivati, ma è anche responsabile del particolare ruolo delle donne, da un lato garanti della fecondità della terra, dall’altro impegnate nel lavoro dei campi, concepito come servizio domestico nel quadro delle relazioni che legano la donna alla sua famiglia. Questa agricoltura richiede poche cose: terra e lavoro. Poiché non dispone di strumenti sofisticati, né, molto spesso, di trazione animale e neppure di concimazione, la coltivazione si può realizzare solo in presenza di terre libere e di facile accesso. Nella maggioranza delle tradizioni africane, infatti, la terra non è una merce, quanto un bene simbolico, poiché definisce l’ambito del gruppo etnico, e uno strumento di lavoro al quale si accede in quanto inseriti entro lo schema della famiglia e del lignaggio. Nel caso in cui la famiglia sia matrilineare, come per i macua che vivono nella regione del fiume Ruvuma, ai confini con il Mozambico, si dice che la terra «segue il sangue della madre».
È un’agricoltura che coltiva poche cose, ma essenziali. Tra queste, la mandioca (manihot esculenta), detta anche cassava o yuca, pianta della famiglia delle euphorbiaceae, originaria del Sudamerica (si ritiene che la specie selvatica provenga dal Brasile) ma diffusa in tutta l’Africa tropicale e sub-tropicale, dove, assieme all’igname e all’albero del pane, costituisce una delle principali fonti di cibo. La cassava fornisce calorie, amido, calcio, fosforo, vitamina C ma poche proteine. La sua preparazione è lunga in quanto, oltre alla coltivazione e alla estrazione, deve essere resa commestibile togliendone le tossine (cianoglicosidi) mediante ammollo nell’acqua e seguente tostatura. Lavoro femminile anche questo. Come afferma la Fao, «nelle aree rurali, dove vive la maggior parte delle persone che soffrono la fame, le donne producono la maggioranza degli alimenti consumati sul posto» (Fao, Le donne, l’agricoltura e la sicurezza alimentare). Lavoro invisibile, quello delle donne, che difficilmente entra nelle statistiche economiche, ma che continua a garantire la vita.
Anna Casella Paltrinieri
La ricetta
UGALI, IL PIATTO DEI CONTADINI TANZANIANI
In un litro e mezzo di acqua portata a bollore, mettere un cucchiaino di sale e versare a pioggia, in modo da evitare grumi, 400 grammi di farina di cassava. Mescolare l’ugali in continuazione per la durata della cottura (30-40 minuti). Accompagnata da salse e verdure o da stufato di manzo, costituisce il piatto base della alimentazione dei popoli rurali della Tanzania.