Il disagio investe non solo i giovani che non hanno prospettive per la mancanza di lavoro, ma affligge quei genitori che si vedono impotenti, nonostante abbiano speso energie e speranze per il futuro dei figli.
Il senso di impotenza prende le coscienze che sono ancora libere dall’inquinamento della corruzione e dal coinvolgimento con pratiche malavitose come l’usura o il sistema delle tangenti o del «pizzo». Non è solo il lavoro nero che avvilisce una volontà di rispetto della legge, ma è il diffuso sistema delle retribuzioni sotto un minimo di dignità e di rispetto del lavoro. Salari mensili inferiori ai 500 euro per dodici ore giornaliere. La porta è aperta e la condizione è accettare qualsiasi proposta. C’è sempre qualcuno che aspetta per sostituire chi rinuncia!
La cultura dell’impunità scende a pioggia dai vertici del nostro vivere politico e civile anche fra chi, per la sofferenza accumulata nel tempo, dovrebbe esigere la promozione di una giustizia che sollevi gli ultimi da una condizione di miseria economica e culturale.
Sorprende sempre di più come, per esempio nelle stesse periferie, persista un consenso che si potrebbe definire assurdo verso chi, manipolando l’informazione e somministrando modelli di basso livello, ha ridotto le coscienze della massa a un’accettazione acritica di ciò che è utile per i manovratori del potere.
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