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L'ultima Parola
Silvano Fausti
Gesuita, biblista e scrittore
I festini di Erode e la vergogna nazionale
Sono una capo scout preoccupata per i valori che si trasmettono ai ragazzi. Più importanti delle parole sono gli esempi. La televisione è piena di vacuità e i partiti al potere hanno sdoganato ogni malcostume e immoralità. L’Italia compie 150 anni ma dà al mondo l’impressione di una quindicenne stolta. Unico valore è il potere, il denaro e il farla franca, in barba a ogni legge umana e divina che si può cambiare o «contestualizzare» a proprio capriccio. Perché la Chiesa non dice come Giovanni Battista: «Non ti è lecito!»? Cosa fare?
Kate Cotta
Milano


«Cosa fare?» fu la prima domanda rivolta a Pietro. La risposta chiara: «Convertitevi».
Ogni persona di buon senso è preoccupata. I mass media hanno sostituito il ruolo educativo della famiglia. Loro modello è il «festino di Erode» (Marco 6,14-29). Potere e libertà, ricchezza e bellezza, piacere e seduzione sono una folle danza a servizio del piatto forte: la testa del profeta, uomo di verità, incubo inquietante per il potente. Anche da morto!
Il profeta è sempre critico con i potenti: dice la parola vera a proprie spese. Lo stesso fece Gesù, che pagò con la croce, nostra salvezza. Oggi invece chi maneggia parole (e immagini!) diffonde e difende il male di chi sta al potere. Chi lo denuncia non rischia ancora la testa, ma di sicuro il mezzobusto.
Dio ama i peccatori. Ma amare il peccatore significa odiare il peccato. Bisogna snebbiare il senso di legalità e giustizia: il male è male e chi lo fa va denunciato. Soprattutto se sta in alto, perché dà scandalo e induce altri a imitarlo (Marco 9,42-49). Il politico non ha il passaporto per sdoganare impunemente ogni nefandezza come «effetto personale». Diventa una puzza nazionale.
C’è il perdono, ma solo per chi riconosce il peccato e smette di farlo. Il perdono si realizza nella conversione a un nuovo stile di vita. Guai se la Chiesa si svende con un perdonismo interessato a scambi di favori. Non ci si prende gioco di Dio usando (a fin di bene, chiaramente!) la sua misericordia per non convertirsi (Romani 2,4): «Tra voi vi sono alcuni (…) empi che trovano pretesto alla loro dissolutezza nella grazia del nostro Dio» (Giuda 4), servendosi della libertà come paravento della propria malizia (1Pietro 2,16). Costoro tengono prigioniera la verità nell’ingiustizia (Romani 1,18).
È vero: «Dense nubi si addensano all’orizzonte», siamo chiamati a responsabilità. La politica non è sporca. Se cerca il bene comune, e non leggi ad personam, è la più alta forma di carità. Necessitiamo di politici al di sopra, non al di sotto di ogni sospetto. Che finisca ciò che ci rende ridicoli al mondo intero! Perché non fare una «giornata di vergogna nazionale»? Per uscire dal male, si deve provarne vergogna e confusione (sant’Ignazio). Bisogna indignarsi e invergognare chi lo propina come normale.
Basta reggere il moccolo a queste liturgie da Satyricon e aumentare la confusione per pescare meglio nel torbido! Dipende da noi credenti e da quanti hanno rispetto di sé e degli altri risvegliarci da delirio a saggezza. Pur amando buoni e cattivi - siamo tutti peccatori - diciamo con chiarezza male al male e bene al bene, senza guardare persone e interessi. Più profezia e meno scodinzolamenti. Ai santi patroni Caterina e Francesco, che vissero in tempi non migliori dei nostri, chiediamo che i vescovi siano sempre meno yes-man e più yes-Lord (Atti 5,29). I cristiani hanno la possibilità, anzi il dovere, di convertirsi e cambiare la situazione. Toccato il fondo, il futuro non può che essere migliore per questa nostra amata, povera Italia!

© FCSF – Popoli, 1 marzo 2011