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L'ultima Parola
Silvano Fausti
Gesuita, biblista e scrittore
La prima menzogna
«Hai mentito allo Spirito Santo» (leggi Atti 5,1-11)

Nella Bibbia, dopo il racconto del paradiso terrestre, c’è quello sulla menzogna che riduce il  giardino a deserto e introduce nel mondo il male e la morte (Gen 3,1ss). Anche qui, dopo l’idillio della prima comunità e in contrappunto al gesto di Barnaba (At 5,32-37), c’è la menzogna di una coppia attaccata al dio mammona. Anania e Saffira, cercando di servire Dio e denaro, vanno contro lo stile di vita inaugurato da Gesù.
Questo racconto è un fulmine a ciel sereno. Saffira significa «bella» e Anania «Dio ha compassione». Sì, Dio ha molta compassione della sua Chiesa piena di tanti figli uguali a loro! È eccessivo, anzi truculento far morire due per una semplice bugia. Se Gesù è morto in croce per i peccatori, la loro morte non è certo una punizione divina. Altrimenti saremmo già morti tutti. Chi non ha detto almeno una bugia?
Il racconto ci mette in guardia dal mentire. Amo pensare che i due siano morti di crepacuore per il dolore di vedere scoperto il proprio inganno e di averne capita la gravità. È meglio morire che mentire. La menzogna è veleno mortale per ogni relazione. Volesse il cielo che morisse di vergogna chi mente!
Il peccato di Anania e Saffira non è aver dato solo una parte di ciò che avevano. Erano liberi di dare anche nulla. Il loro peccato è mentire sapendo di mentire: è menzogna contro lo Spirito, vita della comunità. Se la parola vera è comunicazione, comunione e vita, la parola falsa è trappola, divisione e morte. Il racconto, un caso di «frode fiscale», evidenzia come la menzogna, spesso fatta a cuor leggero, sia mortifera.
Il testo, ricco di suggestioni, smaschera il male. Alla sua origine sta sempre una menzogna, che lo fa apparire «buono, bello e desiderabile» (Gen 3,6), mentre in realtà è cattivo, brutto e indesiderabile. Suo stipendio infatti è la morte (Rm 6,23). «La lingua dell’uomo è la sua rovina» (Pr 5,13), perché in suo potere è la morte e la vita (Pr 18,21). «Molti sono caduti a fil di spada, ma non quanti sono periti per colpa della lingua» (Sir 28,18). «Se uno non manca nel parlare, è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il suo corpo». «La lingua è un piccolo membro e può vantarsi di grandi cose». «La lingua è un fuoco, è il mondo dell’iniquità, vive inserita nelle nostre membra e contamina tutto il corpo e incendia il corso della vita, traendo la sua fiamma dalla Geenna. Infatti ogni sorta di bestie e uccelli, rettili ed esseri marini sono domati e sono stati domati dalla razza umana, ma la lingua nessun uomo la può domare: è un male ribelle, pieno di veleno mortale» (leggi Gc 3,2b-8).
Alla luce di queste osservazioni di Giacomo, oggi dobbiamo tener presente il potere della parola, moltiplicato all’ennesima potenza dai mass media.
È significativo che qui appaia per la prima volta la parola «Chiesa». La menzogna è tipica dell’ipocrisia religiosa. Con essa Anania e Saffira vogliono apparire migliori di quello che sono: desiderano mettersi in mostra e fare carriera all’interno della comunità. Già prima di loro, Giacomo e Giovanni volevano occupare i primi posti, contro Pietro e in contesa con gli altri (Mc 10,35-45,  9,33-37).
La Chiesa non è mai perfetta: denaro e ipocrisia sono il suo «peccato originale», che sempre la insidia, come e più di tutti. Il «male» non è esterno. La brama di avere, di potere e di apparire si traveste in noi di paramenti religiosi. Il peggior male è proprio quello fatto a fin di bene. Quando uno si decide per il bene, allora cominciano le tentazioni (cfr Sir 2,1). Così è stato per Israele, uscito dall’Egitto ed entrato nella terra promessa; così è stato per Gesù, dal battesimo alla croce, e così è e sarà per noi.   


© FCSF – Popoli, 1 dicembre 2012