Ebbene sì, sono fiero di esser milanese. A fine giugno un cinghiale è venuto a fare il bagno nel Naviglio: non essendo propriamente la sua specialità il nuoto e in particolare lo stile a rana, purtroppo ci ha lasciato le penne. Qualche giorno prima, un gibbone, specie protetta di scimmia, è stato intercettato e arrestato dagli inquirenti in Viale Papiniano, a pochi passi dal Duomo. Il rapporto dell’unità zoofila descrive l’animale intento a chiedere indicazioni all’edicolante. Pare inoltre che un ippopotamo sia stato avvistato all’Idroscalo, ma gli inquirenti mantengono un sospettoso riserbo. Queste notizie dovrebbero al contempo rallegrarci e preoccuparci. Da un lato viene a cadere la tesi che Milano sia una città triste, frenetica e inospitale: se un cinghiale preferisce i semafori alla Maremma, e se una scimmia abbandona la giungla preferendole i tram vuol dire che la nostra metropoli non è proprio da buttare. D’altro canto, dovremmo preoccuparci, perché questi sono evidenti sintomi di un’ondata migratoria. Saranno pronte le forze politiche e le istituzioni a far fronte a questa nuova emergenza? La storia ci avrà insegnato qualche cosa o ripeteremo gli stessi errori? Lasceremo invadere la città da licaoni, giraffe e armadilli clandestini o regoleremo il flusso, certo garantendo a ogni specie la possibilità di integrarsi. Saremo pronti a riconoscere la ricchezza e la risorsa che una zebra o un pinguino potranno apportare alla nostra città? O seguiteremo a discriminare, e allora ecco pitoni e cuccioli di tigre nei superattici e invece per iene e avvoltoi si riaprirà lo zoo?
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