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La sete di Ismaele
Paolo Dall'Oglio
Gesuita del monastero di Deir Mar Musa (Siria)
Maledetta Terra Santa
Papa Benedetto XVI viene in Terra Santa a maggio. Quando venne Giovanni Paolo II tutti stavano con il fiato sospeso sperando in chissà quale miracolo. Era il giubileo del 2000. Poi scoppiò la seconda intifada, poi venne l’11 settembre, poi cominciò la guerra mondiale contro il terrorismo… e infine Gaza. Pochissime sono oggi le illusioni politiche, con le parti contrapposte bloccate su posizioni radicali e le colonie in Cisgiordania in rigoglioso sviluppo!
Nei giorni scorsi ho partecipato a un seminario alla facoltà di Relazioni internazionali dell’Università di Al Kalamoun, qui vicino, per discutere con una delegazione americana di cristiani evangelici. È stato detto loro che la Siria è pluralista, che l’antisemitismo non fa parte della nostra cultura e che si spera che americani ed europei possano decidersi a fare coraggiosamente il necessario perché siano attuate le risoluzioni Onu per la costituzione dei due Stati, restituendo agli arabi Gerusalemme Est e il Golan siriano. A questa specie di lettera m’è parso utile aggiungere, in quanto religioso, che sarebbe opportuno rammentare ai cattolici, ai protestanti filosionisti e agli amici israeliti d’Oltreoceano che la Terra Santa è maledettamente santa anche per noi, arabi cristiani e musulmani. Sui motivi si può discutere teologicamente e sarà utile farlo, ma in definitiva sono questioni che hanno a che fare con fedi rivelate, che le arti umane, senza Spirito Santo, non sapranno armonizzare.
Ho concluso lanciando un «siamo tutti pronti a morire per Gerusalemme!», che mi ha lasciato poi l’amaro in bocca. Mi chiedo se davvero questa terra meriti d’essere considerata santa, visto che sembra raccogliere tutte le maledizioni e moltiplicarle. Se è la giustizia che rende santa tutta la terra e se l’ingiustizia non ne santifica alcuna, allora Palestina-Israele è uno scandalo che porta a dubitare di Dio e della sua benedizione.
Il papa viene a predicare la pace e il perdono e ripete che questa terra è santa per il fatto che Dio si è compromesso in una storia d’alleanze personali con Abramo, con i profeti, con il Messia. Questa storia prosegue con la profezia coranica che ha a che fare con la Terra Santa quanto quelle bibliche precedenti. Noi figli siamo ovviamente gelosi gli uni degli altri e ci combattiamo a vicenda. Tuttavia, ciò non è una buona ragione per disprezzare la comune eredità! Proviamo a riflettere: immaginiamo un mondo senza Terra Santa, abitato solo da dèi di leggere e mutevoli moralità, dove l’ultima parola è sempre quella del più forte, del più atomico, del più tecnologico, o del più feroce. Sarebbe ancora peggio! Saremmo tutti orfani della speranza.
Questa Terra Santa contesa, e allergica ai compromessi secolari, ci vaccina contro le nostre sacre onnipotenze. Il nemico, il fratello in Abramo, ci sta di fronte minacciandoci con l’arma della divina promessa e mette in crisi la nostra coscienza d’aver ricevuto una vocazione divina unica ed esclusiva. L’ideologia dell’elezione, seppur per grazia, unita alla forza delle armi, porta all’occupazione fondamentalista della terra. La spartizione della terra è considerata sacrilega. La condivisione contro natura.
I giovani del pianeta Terra ci chiedono che bisogno c’è della Terra Santa: non basta cercare la giustizia per tutto il mondo? La Terra Santa risponde che la giustizia viene dal Cielo, che è donata, che avviene attraverso uno sforzo umano-divino, addirittura una lotta in vista d’una benedizione. Il possesso della terra non è di per sé benedizione. La violenza e il sopruso ne fanno lo spazio d’una maledizione. Tuttavia non ci si può rassegnare a restare esclusi, cacciati!
Preghiamo allora per il pellegrinaggio del successore del discepolo Pietro. Questa terra d’alleanza sia la patria della speranza nel Dio dell’ospitalità, della giustizia oltre la giustizia. La jihad per la Terra Santa e per le sue promesse ci condanna tutti alla maledizione della violenza. La lotta per la terra resta sacra, ma è solo nella grazia della comune sconfitta che in Gerusalemme saremo consolati.

© FCSF – Popoli, maggio 2009