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Maurizio Ambrosini
Università di Milano, direttore della rivista Mondi migranti
Perché Strasburgo ha «respinto» l’ex ministro
E così alla fine avevano ragione i «buonisti». Il 23 febbraio la Corte di Strasburgo, istituzione europea che dal 1959 ha la competenza sulle questioni relative ai diritti umani, ha condannato l’Italia, con sentenza inappellabile, per i respingimenti in mare verso la Libia nel 2009. Non è possibile ricacciare indietro persone in fuga, potenziali richiedenti asilo, senza ascoltare le loro ragioni e senza consentire loro eventualmente di chiedere protezione secondo le norme del diritto internazionale. Ed è ancora più grave consegnarli nelle mani di uno Stato-canaglia come la Libia di allora, che li ha incarcerati, torturati e affamati.
In quella vicenda l’Italia, per la prima volta nella storia, si era messa contro l’Onu e le istituzioni europee dei diritti umani. Ma sul fronte interno i respingimenti dei migranti, sbrigativamente etichettati come «clandestini», avevano riscosso grande consenso nell’opinione pubblica, tanto da essere approvati anche da esponenti del centro-sinistra, come l’allora sindaco di Torino, Sergio Chiamparino. È un cliché delle retoriche populiste aizzare i sentimenti nazionalisti contro presunte minacce esterne, contrapponendo gli interessi della gente comune alle congiure internazionali di élite modernizzanti e globalizzatrici.
È vero che non esistono Stati, per quanto democratici, che non difendano i propri confini contro possibili intrusioni, che non «filtrino» gli stranieri desiderosi di accedere al territorio, che non attuino respingimenti alle frontiere ed espulsioni. Ma nello stesso tempo uno Stato democratico rispetta i diritti umani e onora le convenzioni internazionali, anche se gliene derivano degli oneri. Come scrive la politologa Seyla Benhabib, «i pregi delle democrazie liberali non consistono nel potere di chiudere le proprie frontiere, bensì nella capacità di prestare ascolto alle richieste di coloro che, per qualunque ragione, bussano alle porte».
I respingimenti verso la Libia hanno disonorato l’Italia e ne hanno compromesso l’immagine internazionale. Incurante, l’ex ministro Maroni ha ribadito che li rifarebbe. Punta a rinnovare il consenso popolare verso drastiche misure contro i «clandestini». Ma gli italiani sembrano stanchi di campagne retoriche contro gli immigrati. E il nuovo governo ha promesso che ripenserà le politiche migratorie alla luce della sentenza di Strasburgo.

© FCSF – Popoli, 1 aprile 2012