Riceviamo e pubblichiamo una comunicazione da parte di Vescovini Group, azienda di Monfalcone (Go), in cui si rettificano alcune informazioni contenute nell'articolo Land grabbing all'italiana, pubblicato nel numero di agosto-settembre 2014.
Gentile Direttore,
nell'articolo che parla di un fenomeno che è orripilante per come noi vediamo il mondo e gestiamo la nostra impresa, ci vediamo accostati al fenomeno del land grabbing, con una serie di imprecisioni ed errori imperdonabili.
1) Sbe Senegal ha avviato una attività sperimentale per 20 ettari e non 60 ettari, come erroneamente scritto, prevedendo di dare in comodato gratuito un pozzo (che in una terra desertica è il massimo), l'unità di cogenerazione a gasolio e un impianto di irrigazione goccia a goccia ad una cooperativa senegalese, creata tra i contadini locali di Beude Dieng, la quale aveva ricevuto da Isra la concessione per questi terreni... Spesa 250.000 euro. Il pozzo, donato definitivamente al villaggio, è tutt'ora funzionante e alimenta 3 ettari coltivati tutto l'anno e non solo 3 mesi all'anno come avviene normalmente da quelle parti.
L'obiettivo del progetto era ricavare dei semi che Sbe Senegal avrebbe comprato dalla cooperativa e li avrebbe venduti alle missioni in Guinea Bissau per risolvere il problema del gasolio, anche perché con 20 ettari di olio se ne fa molto poco...
2) La coltivazione della jatrofa doveva farla la cooperativa locale, ma le persone invece di cooperare hanno iniziato a litigare tra loro e solo le donne hanno saputo gestire l'orto. L'irrigazione goccia a goccia è stata saccheggiata e resa inservibile fin dopo i primi mesi.
3) L'azienda è stata liquidata, non è fallita, e le terre non sono tornate subito agli agricoltori perché la cooperativa non è stata sciolta e non ha richiesto la fine del contratto a Isra nei tempi necessari.
Invito Lei e i suoi lettori a documentarsi su quanto ha fatto il gruppo Vescovini in Africa, pur non avendo alcun interesse diretto in quei Paesi: noi infatti abbiamo una industria metalmeccanica che produce viti e bulloni che vende i suoi prodotti in Germania e negli Stati uniti.
Questo filmato potrà essere molto utile.
Alessandro Vescovini
Gentile Vescovini,
siamo lieti che Lei e la sua azienda siate impegnati in numerose attività benefiche e volentieri, anche tramite la pubblicazione di questa lettera, ne diamo conto. Tuttavia il tema e l'obiettivo dell'articolo non erano documentare quanto fa il gruppo Vescovini in Africa. Abbiamo raccontato una situazione specifica, raccolta da una nostra collaboratrice in Senegal, che ha sentito vari testimoni in loco e ha parlato anche con Lei. È giusto rettificare alcuni dati (20 ettari anziché 60, azienda liquidata e non fallita) e precisare che il Gruppo Vescovini non ha una responsabilità diretta in ciò che è avvenuto a Beude Dieng. Resta vero, però, il finale della storia che abbiamo raccontato: la produzione di jatropha non è decollata e la terra è rimasta inutilizzabile dai contadini per diversi anni.