Il regime eritreo non si accontenta più di reprimere l’opposizione all’interno ma è sempre più attivo nel soffocare il dissenso anche all’estero. Italia compresa. L’ultimo caso è scoppiato sabato pomeriggio a Bologna. L’Eritrean youth solidarity for change (Eysc) ha organizzato l’incontro «Eritrea tra passato e nuove speranze - Fuga da una prigione a cielo aperto». «L’iniziativa - spiega Siid, uno degli organizzatori - voleva essere un momento di confronto sulla drammatica situazione del nostro Paese. Uno spazio aperto in cui i relatori, eritrei e italiani, ci avrebbero spiegato la situazione attuale dell’Eritrea e in cui ciascuno, anche i sostenitori del regime, avrebbero potuto dire la loro con serenità. Purtroppo non è stato così».
Mentre stava iniziando il convegno, una sessantina di persone sono entrate nella sala urlando slogan del partito del presidente. Erano sostenitori del presidente Isayas Afeworiki. Alcuni residenti a Bologna, ma la maggior parte provenienti da altre città. In particolare da Firenze e da Milano. Dopo aver ascoltato i primi due interventi, hanno iniziato a inveire contro gli oratori e a pronunciare slogan. «Hanno offeso pesantemente un nostro oratore, Desbele Mehari - prosegue Siid -. Desbele è una persona che ha sostenuto la guerra di indipendenza dall’Etiopia, ma che da anni lavora per un cambio del regime attuale. La cosa curiosa è che hanno insultato anche il direttore (italiano) del centro che ospitava l’incontro. Non sopportavano il fatto che avesse permesso quell’iniziativa e lo avesse fatto proprio dove ha sede la comunità eritrea bolognese che tradizionalmente è filogovernativa». Le provocazioni sono state tante e tali che l’incontro è stato interrotto. «La libertà di confronto ed espressione, bandita in Eritrea dal 2001, non è stata garantita neppure in Italia - si legge nel comunicato finale di Eysc, che è un movimento di giovani, indipendente sia dall’opposizione sia dal regime -. Non abbiamo potuto in questa occasione fare conoscere le gravi situazioni vissute dagli eritrei in patria e durante i viaggi “della speranza”, ma promettiamo di organizzare altri momenti di confronto, di approfondimento, di dialogo».
L’interruzione di iniziative di critica al governo eritreo è un'abitudine costante dei sostenitori del presidente Isayas Afeworki. «A Milano - spiega un esponente della comunità eritrea milanese che da anni organizza convegni antiregime - provano sempre a bloccare le nostre iniziative. È capitato in tutti gli incontri ai quali abbiamo dato vita dalla metà degli anni Duemila a oggi. Ma ormai siamo ben organizzati. Abbiamo un servizio d’ordine e studiamo sempre un piano alternativo per portare a termine i nostri incontri. Loro ci provano sempre, ma ultimamente non ci hanno disturbato più di tanto. Lo stesso avviene da qualche anno a Roma».
Chi scrive è stato testimone diretto di queste azioni di disturbo. Chiamato nel febbraio 2006 a parlare di Eritrea nella sede della Provincia di Roma ha assistito a un pestaggio tra sostenitori di Isayas Afeworki e giovani eritrei appena arrivati in Italia dopo essere fuggiti dal loro Paese. I sostenitori del presidente cercavano di filmare le facce dei giovani per poi inviare le immagini all’ambasciata. I diplomatici avrebbero poi inviato i filmati alla polizia eritrea che, a sua volta, avrebbe punito duramente le famiglie dei rifugiati. Solo l’intervento dei carabinieri ha permesso di sedare la rissa e di distruggere le pellicole.
«Ormai le persone filoregime sono organizzate - spiega ancora l’oppositore -: arrivano a ogni incontro sull’Eritrea e, se non si parla bene del presidente, iniziano a disturbare e a provocare. I personaggi sono sempre gli stessi. Li conosciamo». Chi li spinge a organizzare queste azioni di disturbo? L’opposizione punta il dito verso la rete consolare e i servizi segreti eritrei. Sarebbero loro a tirare le fila di queste iniziative in Italia. «Se nei grandi centri siamo ormai abituati a far fronte a queste provocazioni - conclude l’oppositore -, nei centri minori dove le comunità eritree sono forti, come Bologna e Firenze, è difficile arginare la loro azione. A Bologna, il caso di sabato è stato preceduto nel 2011 da un analogo tentativo di bloccare un convegno in cui si parlava dell’Eritrea. Anche allora l’azione di disturbo è stata forte e non si è interrotta finché un esponente filo-Isayas ha potuto leggere un comunicato con slogan proregime».
Enrico Casale