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L'appello dei familiari di Paolo Dall'Oglio
29/04/2014
«Chiediamo a chi lo detiene di dare a Paolo la possibilità di tornare alla sua libertà e ai suoi cari, e a tutte le istituzioni di continuare ad adoperarsi in tal senso». È l’appello che i familiari del gesuita Paolo Dall’Oglio lanciano a nove mesi dal rapimento avvenuto nella cittadina siriano di Raqqa in Siria il 29 luglio 2013.

Secondo quanto reso noto nei giorni scorsi
da fonti dell’insurrezione anti Assad, padre Paolo sarebbe vivo e in mano ai fondamentalisti islamici dell’Isis, Stato islamico dell’Iraq e del Levante, formazione qaedista ma in contrasto con al Nusra, altra organizzazione legata al network di al Qaeda. Il ministero degli Esteri italiano, pur nel massimo riserbo, sta seguendo con attenzione la vicenda. Secondo fonti interne della Farnesina, in questo mesi ci sarebbero stati negoziati a vari livelli in Siria e all’estero per la sua liberazione.

Paolo Dall’Oglio
, 59 anni, romano, da anni collaboratore di Popoli, ha vissuto per più di trent’anni in Siria. Qui ha fondato la comunità monastica di Deir Mar Musa, particolarmente impegnata nel dialogo islamo-cristiano. Padre Paolo era stato espulso nel giugno 2012 dopo aver preso posizione a favore del piano di pace dell’Onu. Una volta all’estero aveva poi duramente criticato la violenta repressione governativa. Rientrato nel Nord della Siria, se ne sono perse le tracce a partire dal 29 luglio.

Enrico Casale

© FCSF – Popoli
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