Negli ultimi mesi sul web è aumentato in modo esponenziale il numero di siti dedicati alla «lotta alla cristianofobia». Le discriminazioni e le violenze a cui sono soggette le minoranze cristiane di molti Paesi è un problema noto e gravissimo (basti pensare, per citare due casi drammatici, all’uccisione del politico cattolico pachistano Shahbaz Bhatti un anno fa o all’attentato contro una chiesa copta ad Alessandria d’Egitto la sera di Capodanno del 2011). Tuttavia, parallelamente alla doverosa denuncia di questi fatti, pare che nella rete si stia sviluppando anche la tendenza a strumentalizzare questa situazione: alcuni siti cercano di ingigantire il problema, arrivando al punto di produrre prove infondate o, peggio ancora, manipolate. E ci sono casi di vere e proprie truffe.
Il quotidiano cattolico francese
La Croix ha lanciato per primo l’allarme. In un articolo pubblicato il 13 febbraio, ha a sua volta citato una scoperta del sito
Hoaxbuster.com, che si occupa di svelare le «bufale» che circolano sul web.
Hoaxbuster.com ha dimostrato come la foto che raffigurava l’esplosione di un’autocisterna in Congo (episodio che non aveva nulla a che fare con le tensioni interreligiose) sia stata utilizzata per accusare i musulmani nigeriani di bruciare vivi i connazionali cristiani.
Navigando in internet si può trovare anche la pagina di una fondazione che si occupa di cristianofobia,
Open Doors (presente in Italia con il nome di
Porte aperte), che stila ogni anno una classifica dei Paesi in cui le persecuzioni dei cristiani sono più dure; scorrendo la lista però ci si rende conto che in diversi casi si tratta di Paesi con governi comunisti come la Corea del Nord, il Laos o Cuba, che non hanno come bersaglio il cristianesimo, ma la religione in generale, o di Paesi, come l’Eritrea, in cui i cristiani sono in realtà oppressi da altri cristiani.
Inoltre sono diversi i siti che riportano una stima, attribuita al fondatore del Cesnur Massimo Introvigne, secondo cui nel mondo lo scorso anno sarebbe stato ucciso a causa della fede un cristiano ogni 5 minuti, per un totale di più di 105mila morti l’anno. Tuttavia risulta difficile trovare sulla rete una spiegazione del metodo con cui è stata calcolata tale cifra, cifra che appare obiettivamente inverosimile.
In alcuni casi la realtà viene mistificata per un mero interesse economico: se viene istintivamente da sospettare di alcuni siti che chiedono generiche donazioni per «combattere la cristianofobia», nel caso della falsa Ong Protect Foundation Pakistan di Lahore non vi è alcun dubbio che si sia trattato di una frode. Come riporta l’articolo citato di
La Croix, dirigenti dell’associazione sono riusciti a raccogliere su internet più di 19mila euro da donare ai confratelli pachistani, denunciandone tramite foto e testimonianze lo stato di difficoltà dovuto alle persecuzioni, salvo poi essere arrestati mentre cercavano di fuggire con i soldi.
In altri casi, infine, la cristianofobia è strumentalizzata per fini politici. È il caso dell’attivista politica statunitense Pamela Geller, blogger e fondatrice dell’associazione Stop Islamization of America, che spesso pubblica notizie, non sempre vere, con il solo intento di fomentare una guerra all’islam (a lei è imputabile il caso della foto scattata in Congo sopra citato).
La cristianofobia è un problema reale che non deve essere minimizzato, ma difficilmente «gonfiare» le notizie o inventarne di false potrà giovare alla causa dei cristiani nel mondo.
Michele Ambrosini