Rom, sinti e caminanti formano una «galassia» di comunità giunte in Italia a partire dal Quattrocento. I dati sono incompleti, come sottolinea una ricerca del 2011 sulla promozione dell’inclusione sociale e a cui fa riferimento anche il governo italiano. Ma diverse stime indicano il loro numero tra 130 e 170mila, lo 0,2-0,3% della popolazione che vive in Italia. Circa la metà ha la cittadinanza italiana, il 20-25% sono cittadini Ue (prevalentemente romeni), altri sono extracomunitari della ex Iugoslavia, spesso immigrati irregolari o anche apolidi, pur essendo nati in Italia o abitando qui da generazioni. Nonostante i numeri esigui, politiche di destra hanno insistito sull’esistenza di una «questione rom», come questione di sicurezza.
La grande maggioranza, circa l’80%, ha abbandonato uno stile di vita itinerante per diventare stanziale, soprattutto dopo che il boom economico degli anni Sessanta ha inciso sulle tradizionali occupazioni. Molti hanno perso il lavoro, altri hanno trovato impieghi di fortuna. Quasi il 30% vive in insediamenti precari e in situazioni di degrado. La speranza di vita è di 20 anni più bassa della media. La struttura della popolazione è molto più giovane - i minorenni sono circa metà del totale -, ma più alti sono anche i tassi di abbandono scolastico.
Le fasi storiche di insediamento sono quattro. I primi flussi migratori di rom e sinti verso la Penisola risalgono al XIV-XV secolo, con i rom in arrivo dai Balcani che si insediano soprattutto nel Sud e sinti dall’Europa nord-orientale che si fermano nel Centro-Nord (comunità di rom abruzzesi e molisani; sinti piemontesi).
Tra Ottocento e Novecento e in particolare dopo le guerre mondiali, altre comunità sinti (Gàckane e Estrekhària) arrivano nel Nord Italia da Germania, Austria e Slovenia. Le comunità rom (Harvati, Kalderasha, Churara e Lovara) giungono soprattutto da Croazia, Istria, Slovenia, Ungheria e Romania, insediandosi in tutte le regioni italiane. Un terzo flusso migratorio si verifica tra gli anni Sessanta e Settanta dalla ex-Jugoslavia (rom Xoraxané e Dasikhané, soprattutto nel Nord e nel Centro), Polonia, Romania, Kosovo. Infine, un quarto flusso, ancora in corso, inizia con il collasso dei regimi comunisti nel 1989 e si accentua con l’allargamento dell’Unione europea, interessando dapprima rom Xoraxané e Dasikhané dalla ex Iugoslavia, quindi rom da Romania e Bulgaria a partire dai primi anni 2000.
Fonte: F. Strati, Italy - Promoting Social Inclusion of Roma - A Study of National Policies, Studio Ricerche Sociali (SRS), 2011.
|