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Samir: «Cristiani capri espiatori»
3 gennaio 2011
«I copti non sono un gruppo armato né ostile pregiudizialmente al governo egiziano. Sono una forte minoranza (circa il 10% della popolazione, quasi 8 milioni di persone) e, come tutte le minoranze, anch’essi sono un facile bersaglio sul quale sfogare delusioni e insoddisfazioni. Se poi, a questo, aggiungiamo che in tutto il Medio Oriente è cresciuto il fondamentalismo islamico, la miscela diventa esplosiva». Padre Samir Khalil Samir, gesuita egiziano ed esperto di islam, interpreta in questo modo l’attentato del 31 dicembre alla Chiesa copta ortodossa dei Santi di Alessandria d’Egitto.

Il presidente Hosni Mubarak ha accusato al Qaeda di essere responsabile dell’attentato. Gli attentatori quindi non sarebbero egiziani…
Ogni volta che c’è un attentato, soprattutto se è contro i cristiani, il governo egiziano dice che gli autori sono squilibrati oppure che gli attentati sono stati organizzati da stranieri. Questo perché per il governo è facile scaricare le responsabilità su altri e affermare che tutto va bene nel Paese. Ovviamente nessuno crede alle tesi ufficiali. La realtà è che i rapporti tra cristiani e musulmani da anni sono andati deteriorandosi. Lo stesso giorno dell’attentato, sempre ad Alessandria, è stata organizzata una manifestazione che è partita dalla moschea dopo la predica dell’imam contro i copti. I musulmani, come avviene ormai da alcuni anni, accusano Shenouda III, il patriarca dei copti, di detenere in un convento due donne, mogli di sacerdoti copti, che si sarebbero convertite all’islam, per costringerle ad abiurare la fede musulmana e tornare al cristianesimo. In realtà, le due donne hanno ripetuto molte volte che non si sono mai convertite all’islam e sono sempre rimaste cristiane. Shenouda e la gerarchia copta le ospitano in un convento per proteggerle dalle manifestazioni dei musulmani. Sia il governo egiziano sia i responsabili dell’Università di al Azhar del Cairo, uno dei principali centri d'insegnamento religioso dell’islam sunnita, sanno che non c’è stata nessuna conversione e sanno che non c’è nessuna costrizione da parte dei cristiani, eppure questa storia è sempre presa a pretesto per manifestazioni anticristiane. Molti imam invece di calmare gli animi, aizzano i fedeli insistendo su questa storia delle due cristiane convertite all’islam.

Quali radici ha il movimento fondamentalista?
Il fondamentalismo ha certamente una radice religiosa, ma negli anni si è rinforzato anche per motivi politici interni. Le recenti elezioni truccate per favorire la successione alla presidenza di Gamal, figlio di Hosni Mubarak, hanno danneggiato soprattutto il movimento dei Fratelli musulmani, che di fatto è stato escluso dalla tornata elettorale e, quindi, dal parlamento. Il partito dei Fratelli musulmani (un partito fondamentalista nato nel 1928) è stato sciolto, ma come movimento continua a mantenere una forte presenza nella società egiziana e, sebbene non possa presentarsi alle elezioni, almeno il 20% dei deputati che siedono in parlamento si riconoscono a livello privato nell’organizzazione. L’integralismo è entrato profondamente nella politica egiziana. Il presidente Anwar Sadat per poter godere dell’appoggio dei Fratelli musulmani negli anni Settanta introdusse nella costituzione egiziana l’art. 2 che afferma che tutta la legislazione nazionale è fondata sulla legge islamica. Quindi, ogni volta che c’è una rivendicazione di libertà religiosa per chi si converte o per gli stessi cristiani, questa viene rigettata in nome dell’art. 2 della costituzione.

Qual è stata e quale sarà la reazione dei copti di fronte agli attentati?
Quello di Capodanno non è stato il primo attentato contro i copti. Il 6 gennaio 2010, in occasione del Natale ortodosso, nell’Alto Egitto un attentato a una chiesa cristiana aveva causato otto morti. Oggi i cristiani in Egitto si interrogano se celebrare o meno il Natale (che per i copti cade il 6 gennaio). Se questo è l’interrogativo, la risposta unanime è stata: festeggiamo, ma non invitiamo nessun rappresentante del governo. Solitamente nelle grandi chiese il governo invia alle messe di Natale proprie personalità. Siccome però questo governo non fa nulla per proteggere i cristiani allora i copti non intendono più invitare alle celebrazioni gli esponenti dell’esecutivo.

Benedetto XVI ha pronunciato un discorso in difesa dei cristiani nel Medio Oriente e di condanna delle violenze. L'imam dell’Università Al Ahzar ha però bollato queste parole come un’«ingerenza» negli affari interni dell’Egitto. Come giudica l’intervento dello sceicco Ahmed al Tayyeb?
Il papa si è schierato contro qualsiasi violenza e, soprattutto, contro la violenza perpetrata in nome di Dio. In questa posizione non c’è nulla di nuovo, il papa ha solo ribadito concetti già espressi più volte in passato e le sue parole non sono molto diverse da quelle pronunciate da Mohammed VI, il sovrano del Marocco.
La reazione dell'imam di al Azhar è, a mio parere, vergognosa. Da lui mi aspettavo un discorso che prendesse le distanze dalla violenza nel nome dell’islam. In realtà, al Tayyeb e altri esponenti islamici, nei loro discorsi affermano solo che questi attentati non hanno nulla a che fare con il vero islam. Allora perché non combattono il falso islam? Io credo che questi attentati abbiano a che fare con l’islam. Questa violenza trova un suo fondamento nel Corano e nella tradizione islamica. Anche nella Bibbia, è innegabile, ci sono parole di violenza, ma non si può partire da quelle parole per giustificare la violenza contro il prossimo. La Bibbia va letta e interpretata alla luce del rispetto dell’uomo e dei diritti umani. Lo stesso dovrebbe avvenire per il Corano.

© FCSF – Popoli