Cresce nella foresta amazzonica, ha un buon gusto e molte proprietà nutritive e curative. Apprezzato dalle popolazioni locali, ha suscitato gli appetiti anche delle multinazionali... C’è la frutta e ci sono i «superfruits», frutti così buoni, nutrienti, medicamentosi e utili da diventare delle star. Come il cupuaçu che, insieme all’açaì, al guaranà, al bacurí, ha conquistato le tavole (oltre che le farmacie e le erboristerie) di mezzo mondo. Il cupuaçu è il frutto del cupuaçuzeiro, detto anche cupu (Theobroma grandiflorum), albero della famiglia delle Malvacee, parente prossimo della pianta del cacao. Cresce nelle foreste tropicali, soprattutto nel Nord del Brasile, nelle regioni amazzoniche di Pará, Rondonia e Acre. Di forma oblunga, di colore scuro e con una ricca polpa bianca, il cupuaçu matura tra gennaio e aprile, nella stagione delle piogge, e può arrivare al peso di due chilogrammi o più. Lo conoscevano già i popoli indigeni, che se ne servivano per l’alimentazione e per scopi medici come la cura delle infezioni gastrointestinali e la facilitazione dei parti difficili. Anche oggi gli indigeni Tikuna (che vivono nella foresta amazzonica), tra gli altri, ne utilizzano le sementi per combattere i dolori addominali. Il cupuaçu è un vero miracolo della natura: contiene flavonoidi (potenti antiossidanti), vitamine, proteine, selenio, potassio, calcio, fosforo, ferro, pectina e triptofano che, dicono i brasiliani, nello stomaco si trasforma in serotonina, vale a dire in allegria e buon umore. Ha un gusto eccellente, a metà strada tra quello del cacao e dell’ananas, aumenta l’energia, aumenta la libido, abbassa il colesterolo e la pressione arteriosa. In Brasile, ma anche in Bolivia e nelle regioni amazzoniche della Colombia e del Perú (dove si è avviata di recente la coltivazione), si utilizza per produrre dolci, gelatine, gelati e succhi. Un frutto così appetitoso non poteva non suscitare l’appetito delle compagnie commerciali. La storia non è esemplare: quando, intorno al 2000, alcune imprese brasiliane cercarono di sfruttare le proprietà del cupuaçu, trovarono che il nome era già stato registrato anni prima dalla ditta giapponese Asahi Foods che ne aveva ottenuto, tra l’altro, il diritto di produrre il «cupulate», una specie di cioccolato. Un vero e proprio caso di «biopirateria» dal quale nacque una guerra commerciale. Con lo slogan «O Cupuaçu é Nosso» («Il cupuaçu è nostro») il governo brasiliano, seguendo la linea delle organizzazioni di volontariato che operavano in Amazzonia, intentò causa alla ditta giapponese e riuscì a far cancellare il suo diritto di utilizzare il nome e il frutto. Fece anche di più nel 2008: l’allora presidente Luiz Inácio Lula da Silva, con una legge stabilì che il cupuaçu è un «frutto nazionale». L’orgoglio dei brasiliani, dunque, è salvo. I diritti degli indigeni, veri scopritori e custodi del cupuaçu, forse non del tutto.
La ricetta DOLCE DI CUPUAÇU E FORMAGGIO Collocare in una pentola cinque tazzine di polpa di cupuaçu e cinque tazzine e mezza di zucchero, mescolare bene, mettere sul fuoco vivace e cucinare finché non si raggiunge una buona consistenza. Togliere il dolce dal fuoco, collocarlo in una forma per budino e lasciar raffreddare. Si serve con crema di formaggio che si prepara con formaggio grattugiato mescolato con latte condensato e scaldato, o con crema di cioccolato.
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