Home page
Webmagazine internazionale dei gesuiti
Cerca negli archivi
La rivista
 
 
 
Pubblicità
Iniziative
Siti amici
Cerca in Pics
 
 
La corsa alla quinoa
Troppo successo per la quinoa? La crescente domanda globale di questo prodotto andino è un’opportunità per gli indigeni, ma comporta alcuni rischi. Shannon DeCelle ha documentato in Bolivia un progetto per la tutela della sovranità alimentare
(ottobre 2014)
Chi ama alimenti sani e nutrienti non può ignorare la quinoa e i suoi semi ricchi di proteine e senza glutine. Questa pianta, che non è un vero cereale, così importante nella cultura andina da essere chiamato in quechua «madre di tutti i semi», negli ultimi anni ha vissuto un boom. Una tonnellata di quinoa rende oggi più di tremila dollari, un prezzo triplicato in cinque anni. In Bolivia dall’inizio del secolo la sua produzione è aumentata di 40 volte, con destinazione gli Usa (circa metà del prodotto) e l’Europa. Ma questa «corsa all’oro» può mettere a repentaglio gli equilibri fragili della produzione sugli altipiani semiaridi, come quelli che in Bolivia si estendono tra il Salar di Uyuni e il confine con il Perù.
Questa pianta, nelle sue decine di varietà, preferisce le temperature rigide dei campi sopra i tremila metri. Anche se come altre piante andine è stata a lungo ignorata dagli studiosi, nei secoli ha costituito un fondamento dell’alimentazione per gli indigeni ai margini della società boliviana.
In anni recenti molti contadini che erano emigrati sono tornati nelle terre di origine per rispondere alla richiesta di quinoa, spesso con problemi di reinserimento nelle comunità. Vicino al lago Titicaca, dove sono state scattate le immagini di questo servizio, sono stati destinati nuovi terreni, a scapito di patate, fagioli e avena, e quindi impoverendo la dieta. Intanto la quinoa è diventata tre volte più cara del riso e più inaccessibile ai poveri.
Delicati equilibri naturali tra pascoli dei lama (che producono l’indispensabile concime naturale), la pesca e l’agricoltura differenziata sono dunque a rischio. I suoi semi restano importanti per la sicurezza alimentare in luoghi con scarse precipitazioni. Il governo di Evo Morales ha fatto della sovranità alimentare una delle bandiere dello sviluppo del Paese. Ma la realtà che parla di sovrapproduzione può mettere a rischio, sul lungo periodo, l’ambiente e le condizioni di vita dei contadini. Una risposta viene dall’impegno di molti ayllu (le comunità autonome) per rafforzare le norme tradizionali di gestione del territorio e trarre una vera ricchezza.
Shannon DeCelle
Shannon DeCelle è una fotogiornalista freelance di Albany (Stato di New York, Usa) e collabora stabilmente con The New York Post, oltre che con numerose testate nordamericane. Ha una formazione in antropologia e arti antiche. Ha collaborato con l’Institute for Food and Development Policy, meglio conosciuto come Food First, una Ong con la quale ha documentato la questione della quinoa in Bolivia. Food First è impegnata nella lotta alla fame e nel promuovere la giustizia nell’ambito dell’alimentazione. Le foto di questo servizio si riferiscono a un progetto della Ong per favorire la sovranità alimentare. (www.shannondecellephotography.com)
2014. Pianeta cibo
Continua nel 2014 il viaggio per immagini dedicate al tema del cibo nelle sue mille declinazioni: fondamentale (e spesso carente) sostegno per la vita, occasione per promuovere o negare i diritti dei lavoratori e dell’ambiente, espressione di identità culturali, elemento di feste e riti. «Nutrire il Pianeta. Energia per la vita» è anche il tema dell’Esposizione Universale che si apre a Milano il 1º maggio 2015 e nella quale anche Popoli è coinvolta, attraverso la promozione
di alcuni eventi.

Si ringrazia per il contributo: Cisl Lombardia - In collaborazione con Altromercato