Chi ama alimenti sani e nutrienti non può ignorare la quinoa e i suoi semi ricchi di proteine e senza glutine. Questa pianta, che non è un vero cereale, così importante nella cultura andina da essere chiamato in quechua «madre di tutti i semi», negli ultimi anni ha vissuto un boom. Una tonnellata di quinoa rende oggi più di tremila dollari, un prezzo triplicato in cinque anni. In Bolivia dall’inizio del secolo la sua produzione è aumentata di 40 volte, con destinazione gli Usa (circa metà del prodotto) e l’Europa. Ma questa «corsa all’oro» può mettere a repentaglio gli equilibri fragili della produzione sugli altipiani semiaridi, come quelli che in Bolivia si estendono tra il Salar di Uyuni e il confine con il Perù. Questa pianta, nelle sue decine di varietà, preferisce le temperature rigide dei campi sopra i tremila metri. Anche se come altre piante andine è stata a lungo ignorata dagli studiosi, nei secoli ha costituito un fondamento dell’alimentazione per gli indigeni ai margini della società boliviana. In anni recenti molti contadini che erano emigrati sono tornati nelle terre di origine per rispondere alla richiesta di quinoa, spesso con problemi di reinserimento nelle comunità. Vicino al lago Titicaca, dove sono state scattate le immagini di questo servizio, sono stati destinati nuovi terreni, a scapito di patate, fagioli e avena, e quindi impoverendo la dieta. Intanto la quinoa è diventata tre volte più cara del riso e più inaccessibile ai poveri. Delicati equilibri naturali tra pascoli dei lama (che producono l’indispensabile concime naturale), la pesca e l’agricoltura differenziata sono dunque a rischio. I suoi semi restano importanti per la sicurezza alimentare in luoghi con scarse precipitazioni. Il governo di Evo Morales ha fatto della sovranità alimentare una delle bandiere dello sviluppo del Paese. Ma la realtà che parla di sovrapproduzione può mettere a rischio, sul lungo periodo, l’ambiente e le condizioni di vita dei contadini. Una risposta viene dall’impegno di molti ayllu (le comunità autonome) per rafforzare le norme tradizionali di gestione del territorio e trarre una vera ricchezza.
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