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1° marzo, torna lo «sciopero degli stranieri»
22 febbraio 2011

Il 1° marzo si terrà in molte città italiane «il secondo sciopero degli stranieri». Uno sciopero che unirà lavoratori italiani e immigrati in una protesta comune «nella consapevolezza - spiegano gli organizzatori - che il razzismo, le politiche di esclusione, lo sfruttamento del lavoro, le violazioni dei diritti sono tasselli di un’unica strategia repressiva che, a partire dai più deboli e inermi, aspira a colpire tutti e a imporre la precarietà come orizzonte di vita».

Il primo sciopero è stato organizzato nel 2010 per iniziativa di un gruppo spontaneo di immigrati e italiani che intendevano protestare contro le politiche restrittive sull’immigrazione e contro la crescente precarizzazione del lavoro. La manifestazione ha avuto così successo che si è deciso di replicarla quest’anno. «Nel 2010 - spiegano gli organizzatori -, in concomitanza con lo sciopero, si sono tenute manifestazioni in 60 città italiane. Si stima che abbiano partecipato circa 300mila persone. Ma è una stima per difetto che non tiene conto delle persone che hanno aderito a livello individuale e non hanno partecipato alle manifestazioni». Così come hanno avuto molto successo iniziative simili organizzate in Francia, Grecia e Spagna».

Nel 2011 la parola d’ordine sarà «Diritti al lavoro, diritti nel lavoro e sciopero». «Lo scorso anno, come quest’anno – aggiungono gli organizzatori -, vogliamo protestare contro le violazioni dei diritti dei migranti, ma sono violazioni che, per molte ragioni, toccano anche noi. In una società sempre più interconnessa, lo sfruttamento del lavoro, l’esclusione, la precarietà non sono più un’esclusiva degli stranieri. Allora è necessario che tutti insieme ci si batta per affermare i diritti. Essere solidali aiuta a difendere gli interessi reciproci».

Ma perché indire uno sciopero invece che organizzare una più tradizionale manifestazione? «Negli ultimi cinquant’anni – affermano gli organizzatori – lo sciopero è diventato uno strumento ad uso esclusivo del sindacato che ne hanno fatto il mezzo principale di lotta a sostegno delle rivendicazioni salariali. Noi invece vogliamo riportare lo sciopero nel suo alveo originale previsto dalla costituzione: cioè un diritto individuale e inalienabile a disposizione di chiunque voglia battersi per un suo diritto. Su questo punto abbiamo trovato l’ostilità dei sindacati stessi che a più riprese hanno fatto pressioni per trasformare questa manifestazione in una festa di piazza e di fatto snaturarla».
Attraverso lo sciopero, verrà rivendicata: l’abolizione della legge Bossi-Fini sull’immigrazione, un più efficace contrasto del lavoro nero, l’abrogazione del reato di clandestinità, l’abolizione del permesso di soggiorno a punti, la chiusura dei Cie, una regolarizzazione reale (e non una sanatoria truffa), la modifica della legge sulla cittadinanza, una legge organica sui rifugiati e i richiedenti asilo.

Anche quest’anno in concomitanza dello sciopero saranno organizzate una serie di manifestazioni. «Saranno iniziative diverse da città a città – concludono gli organizzatori -. A Palermo hanno lanciato l’idea di dedicare le manifestazioni a Noureddine Adnane, il ragazzo marocchino di 27 anni,che si era dato fuoco il 18 febbraio proprio a Palermo, per protestare contro l'ennesimo controllo da parte della polizia municipale,riguardo la sua attività di venditore ambulante. L’idea è stata raccolta anche dai comitati in altre città».
Enrico Casale

© FCSF – Popoli