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Costa d’Avorio, una voce da Abidjan
1 aprile 2011
«La nostra comunità non è stata attaccata. E non ci sono combattimenti neanche nel nostro quartiere. Però sentiamo distintamente l’eco dei colpi armi pesanti e leggere che arrivano dai quartieri vicini». Dalla voce di un religioso ivoriano, che accetta di parlare con Popoli.info chiedendo l’anonimato, arriva la conferma che ormai la guerra tra i militari fedeli a Laurent Gbagbo, presidente uscente della Costa d’Avorio, e le milizie di Alassane Ouattara, che la comunità internazionale ha riconosciuto vincitore delle elezioni presidenziali di novembre, sta incendiando Abidjan, la capitale economica del Paese.

Le difese approntate dai reparti fedeli a Gbagbo non sono riuscite a resistere all’offensiva che i sostenitori di Ouattara hanno lanciato qualche giorno fa partendo dalle province dell’Ovest. E così con un effetto domino sono cadute Man, importante centro ai confini con la Liberia; Yamassoukro, la capitale politica del Paese; San Pedro, il porto nel quale viene imbarcato il cacao destinato all’esportazione.

Adesso è la volta di Abidjan dove risiede Laurent Gbagbo. «I ribelli - continua la nostra fonte - hanno diretto i loro sforzi contro tre obiettivi: la residenza personale di Gbagbo, il palazzo presidenziale e il quartier generale della Gendarmeria, corpo scelto fedele all’ex presidente. I combattimenti, per il momento, si sono concentrati in quelle zone. Non sappiamo se ci sono morti. Sappiamo, da testimonianze che abbiamo raccolto, che gli scontri sono stati violenti».

Pur non essendo sotto attacco, la comunità religiosa ha da tempo fatto allontanare i sacerdoti di origine straniera che potrebbero essere oggetto di ritorsioni da parte dei sostenitori di Gbagbo (che hanno fatto dell’ivorianità e della contrapposizione agli stranieri, due capisaldi delle loro politiche). «Non siamo preoccupati per la nostra comunità e per noi stessi, ma per la popolazione - osserva il religioso -. Per i civili questa guerra è una catastrofe. La maggior parte della popolazione è sotto choc. Chi paga il prezzo più alto sono i poveri e i malati che non possono scappare. Molte persone affette da malattie croniche non ricevono cure da settimane e spesso muoiono. I bambini sono traumatizzati. Se Ouattara vincerà non potrà non lavorare per sanare queste ferite che segneranno la società ivoriana per i prossimi anni».
Se dovesse vincere Ouattara, quale sarà il destino di Gbagbo? «Nessuno lo sa - risponde il religioso -, forse riuscirà a scappare all’estero. Forse lo prenderanno i miliziani e lo processeranno. Davvero non sappiamo quale sarà il suo futuro. Sappiamo invece che il futuro della popolazione non sarà per niente roseo».
Enrico Casale

© FCSF – Popoli