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Egitto, perché i copti sono nel mirino
3 gennaio 2011
Un altro attentato ha colpito una comunità cristiana in Medio Oriente. Nella notte di Capodanno una bomba è esplosa davanti alla chiesa copta ortodossa dei Santi ad Alessandria d’Egitto, mentre i fedeli stavano uscendo dalla cerimonia per il nuovo anno. La deflagrazione ha causato la morte di 22 persone e il ferimento di un’ottantina. Questo attentato segue di pochi mesi quello alla chiesa cattolico siriaca di Baghdad, che il 1° novembre ha causato una cinquantina di morti e 80 feriti e quello del 6 gennaio 2010 in Alto Egitto che ha ucciso otto fedeli e un poliziotto.

L’attentato di Alessandria non è stato rivendicato, anche se le autorità egiziane hanno subito puntato il dito contro al-Qaeda. Proprio i militanti della formazione terroristica, che hanno rivendicato l’attentato di Baghdad, avevano minacciato i cristiani egiziani e fatto appello a punire la comunità copta che, secondo la rete fondamentalista, trattengono contro la loro volontà due mogli di sacerdoti che si sarebbero convertite all’islam. II presidente Hosni Mubarak ha rivolto a cristiani e musulmani un appello all’unità. Mubarak ha invitato «i figli dell’Egitto, copti e musulmani, a serrare le fila contro il terrorismo». Anche papa Benedetto XVI è intervenuto. Durante l’Angelus di domenica 2 gennaio in piazza San Pietro, ha condannato la strage di cristiani ad Alessandria d’Egitto e gli altri episodi di violenza di cui sono vittime i cristiani del mondo. «Questo vile gesto di morte, come quello di mettere bombe ora anche vicino alle case dei cristiani in Iraq per costringerli ad andarsene – ha detto il pontefice -, offende Dio e l’umanità intera, che proprio ieri ha pregato per la pace e ha iniziato con speranza un nuovo anno».

Con grande sorpresa della comunità internazionale, Ahmed al Tayyeb, grande imam dell’Università di al Azhar del Cairo, la più alta istanza dell’islam sunnita, che pure aveva condannato l’attentato, ha giudicato le parole di Benedetto XVI come «un’ingerenza» negli affari interni dell’Egitto. «Il punto essenziale è la condanna che l’imam ha fatto dell’attentato - è la risposta della Santa Sede per bocca del portavoce padre Federico Lombardi - , invitando al dialogo e alla pacifica convivenza di cristiani e musulmani in Egitto. Per quanto riguarda, invece, l’accusa di ingerenza relativa alla condanna dell’attentato contro la chiesa ad Alessandria che il Papa ha fatto all'Angelus, bisogna vedere che cosa ha inteso dire e che tipo di informazioni egli ha avuto. Credo che ci siano stati dei malintesi nella comunicazione, ma non credo proprio che ci sia da insistere su queste dichiarazioni dell’imam. Il Papa, come ogni persona ragionevole, è contro la violenza insensata e omicida nei confronti di qualunque persona. Adesso ci siamo riferiti a un attacco contro una chiesa cristiana e quindi ci si preoccupa delle minoranze cristiane che sono sottoposte a violenza - e questo è del tutto lecito - ma questo non vuol dire che si intenda giustificare o minimizzare la violenza nei confronti dei fedeli di altre religioni».

© FCSF – Popoli