Reti. Con riferimento al 2010, il dato più importante della rassegna conferma che le notizie sull’Europa trovano poco spazio nei notiziari italiani, non superando il 2% del tempo complessivo. Ma la diffusione di notizie europee varia molto da emittente a emittente, con un impegno massimo della Rai, in particolare di Rai3.
Temi. All’interno di questo 2% di notizie europee, l’ambito di maggiore interesse dei notiziari è quello dell’economia e delle finanze, cui sono dedicati 38 ore e 45 minuti. A distanza seguono gli affari istituzionali dell’Ue (8 ore e 52’) e gli affari interni degli Stati membri in relazione all’Ue (8 ore e 3’). Seguono poi i temi della giustizia, affari esteri e agricoltura. Questo dato evidenzia come l’interesse dei media verso l’Ue sia in gran parte rivolto all’Europa economica, una prospettiva ancorata alla tradizionale visione dell’Europa come «mercato comune» e come istituzione che impone «vincoli» all’azione dei governi nazionali in campo economico-finanziario.
Soggetti. Esiste la tendenza a impiegare uno stile generico nelle notizie sull’Ue, coniugato con una spiccata preponderanza alla citazione di soggetti «collettivi», a scapito di quelli «individuali» che imporrebbero una maggiore articolazione dei temi trattati. I primi quattro più citati sono soggetti collettivi: Ue, Commissione, Banca centrale, Parlamento, con un primato della Banca centrale sul Parlamento europeo e del presidente della Banca centrale, Jean-Claude Trichet, sul commissario all’Economia, Olli Rehn. Infine, nessun parlamentare compare tra i primi 15 soggetti. Tutto ciò rappresenta una tendenza che può alimentare o rafforzare la visione di un’Europa «tecnocratica», in cui le decisioni dipendono principalmente da cariche non elettive. Emerge una grande differenza con la comunicazione della politica nazionale, dove la personalizzazione è molto forte e partiti e istituzioni tendono a essere identificati con il loro leader. Ciò costituisce un fattore di circolarità «viziosa»: se privilegiare le istituzioni è il frutto di una scarsa conoscenza, nel pubblico, dei singoli rappresentanti, è vero però che così si tende a rinforzare questa situazione, mantenendo nell’anonimato i soggetti individuali («chi è Van Rompuy?» è la domanda che circolava alla sua nomina a presidente del Consiglio dell’Unione europea).
Marginalità. Scarso peso nell’agenda dei notiziari, primato dell’Europa economica e tendenza alla spersonalizzazione sono caratteristiche cui si aggiunge un ulteriore elemento di fragilità nella comunicazione: le informazioni sull’Ue sono più spesso marginali rispetto a notizie d’interesse o ambito nazionale, di politica interna. Questo tratto sintetizza bene quanto l’Europa sia ancora lontana dall’essere pensata e descritta (nei media) come una «grande casa comune».
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