Il Concilio Vaticano II si aprì a Roma l’11 ottobre del 1962 su iniziativa di papa Giovanni XXIII, che già nel gennaio 1959, pochi mesi dopo la sua elezione, aveva annunciato l’intenzione di convocare cardinali, patriarchi, vescovi e superiori generali per avviare un aggiornamento della Chiesa rispetto al mondo moderno e realizzare l’unità dei cristiani. I padri conciliari furono circa 2.500, riuniti in 178 sedute, distribuite in quattro sessioni. Alla morte di papa Roncalli, nel giugno 1963, il nuovo pontefice, Paolo VI, proseguì l’impegno del predecessore portando a termine i lavori il 7 dicembre 1965. Il Concilio promulgò quattro Costituzioni (
Dei Verbum, Lumen Gentium, Sacrosanctum Concilium, Gaudium et Spes), tre Dichiarazioni e nove Decreti.
In numerose occasioni i vescovi si sono solennemente riuniti per discutere temi di fede controversi o indicare orientamenti generali, ma solo in determinate condizioni i concili sono stati definiti ecumenici: ad esempio quando si è verificata la collaborazione diretta del Papa o c’è stata l’accettazione da parte degli altri patriarchi orientali della Chiesa.
Con sostanziali differenze rispetto alle Chiese orientali e ortodosse - separate negli scismi del 451 e del 1054 - la Chiesa cattolica riconosce 21 concili ecumenici. Se si esclude la riunione presieduta da Pietro e Giacomo a Gerusalemme, di cui parlano gli Atti degli Apostoli, il Concilio di Nicea convocato dall’imperatore Costantino nel 325 è considerato il primo Concilio ecumenico: formulò il Credo niceno e condannò l’arianesimo. Seguirono nel primo millennio i Concili di Costantinopoli (381), Efeso (431), Calcedonia (451) e altri quattro. I cattolici ne riconoscono nove di epoca medievale, tra cui il Concilio di Costanza (1414-1418), che pose fine allo scisma d’Occidente, e quattro in età moderna: Lateranense V (1512-1517), Trento (1545-1563, nel riquadro), Vaticano I (1870) e Vaticano II (1962-1965).
f.p.