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La spesa militare cresce. Soprattutto in Asia
10/02/2014
Nel 2014 la spesa mondiale per armamenti crescerà dello 0,6% passando da 1.538 miliardi di dollari a 1.547 miliardi. Dopo cinque anni di flessione, tornerà quindi a crescere il comparto militare. L’incremento è legato soprattutto agli investimenti in Asia, nel Medio Oriente e, sebbene in misura minore, in Africa e America Latina.
La spesa militare cinese salirà ufficialmente a 148 miliardi di dollari e dovrebbe raggiungere nel 2015 i 159 miliardi. La Corea del Sud entrerà nella top ten dei Paesi che più spendono per la difesa e Tokyo rafforzerà la sua posizione. In Medio Oriente Paesi come Arabia Saudita e Oman hanno aumentato di oltre il 30% i propri budget negli ultimi tre anni. Ambiziosi programmi anche per la Russia, terza nel mondo per le spese militari che sta innalzando del 44% in un triennio il suo budget annuale per portarlo a 196 miliardi di dollari nel 2016.
Sono questi, in sintesi, i dati del rapporto elaborato dall’istituto statunitense Ihs Jane’s che sarà presentato il 13 febbraio e di cui sono stati resi noti alcuni capitoli. Ne abbiamo parlato con Sergio Parazzini, professore di Economia politica nella sede di Cremona dell’Università Cattolica e attento osservatore delle dinamiche del mercato internazionale degli armamenti.
«Prima di entrare nel merito del rapporto, vanno fatte due premesse. Quello di Ihs Jane’s è solo uno dei rapporti sugli armamenti. Certo Jane’s è un centro studi autorevole, ma molto autorevole è anche l’Istituto internazionale studi strategici di Londra, il Sipri di Stoccolma e Congressional Research Service di Washington. Quindi le sue proiezioni vanno tenute in conto, ma vanno affiancate a quelle di altre istituzioni che sono altrettanto autorevoli».

La seconda premessa?
Jane’s si basa su previsioni di spesa dei bilanci militari che non è detto rappresentino complessivamente quanto speso per la Difesa. Prendiamo il caso dell’Italia. Nel bilancio dello Stato i programmi pluriennali per l’acquisto di sistemi di arma complessi vengono contabilizzati in parte nella voce relativa alla Difesa e in parte in quella dello Sviluppo economico. Il perché è presto detto. Per la realizzazione di un programma articolato di difesa come può essere quello dell’Eurofighter o quello dell’F35, vengono sottoscritti accordi con diversi Paesi. A questi partner l’Italia deve garantire una certa stabilità nel tempo del programma. Ciò implica quindi un impegno industriale articolato che è sostenuto con fondi dello Sviluppo economico.

Come giudica la tendenza all’aumento delle spese militari?
Il lieve aumento (0,6%) non mi sorprende. Nel 2012, il Congressional Research Service aveva messo in evidenza come l’anno precedente erano stati siglati alcuni contratti importanti per l’acquisto di sistemi d’arma complessi. Questi contratti non vengono eseguiti subito, ma negli anni successivi, quando sono anche contabilizzati. Ecco spiegato l’aumento delle spese militari previsto per il 2014. Un caso eclatante in questo senso è quello dell’Arabia Saudita. Nel 2010 Riad ha siglato un contratto per l’acquisto dagli Stati Uniti di alcuni caccia F15 e l’ammodernamento della flotta in suo possesso. Ciò ha portato a un forte incremento della spesa negli anni successivi.

Come stanno cambiando questi flussi di spesa?
In Europa e negli Stati Uniti si sta assistendo a un declino delle spese militari. Nel nostro continente la recessione sta privando i Paesi di risorse economiche. Negli Stati Uniti il disimpegno graduale dall’Iraq e dall’Afghanistan stanno facendo venire meno fonti di spesa rilevanti. Di fronte a questo calo c’è stato un incremento in Asia e in Africa. Jane’s mette in evidenza il caso del Giappone. Dopo decenni in cui la spesa militare era stata contenuta, ora sta salendo. Questo perché Tokyo si sente minacciata dalle politiche aggressive di Pechino e di Pyongyang e teme il progressivo disimpegno degli Stati Uniti.

Gli Usa però rimangono sempre in testa alla classifica...
Gli Usa spendono 672 miliardi di dollari in armamenti e sono seguiti da Cina, Russia, Gran Bretagna. Pechino è una potenza economica e vuole avere anche un peso maggiore in campo politico e militare. Da qui la volontà di avere una capacità militare in grado di sostenere e difendere i propri successi economici. La Russia invece sta rinnovando completamente l’apparato militare che negli ultimi anni stava invecchiando.

E nel Sud del mondo quali trend si registrano?
Nell’area subsahariana c’è una tendenza alla crescita. Spicca l’Angola con un incremento del 39%. I Paesi del Golfo spendono molto nei settori dell’armamento terrestre (mezzi corazzati, blindati, ecc.) e in quello aereo. Questa spesa è legata alle forti tensioni dell’area, in particolare quelle tra mondo sunnita e quello sciita. Sta infatti crescendo anche la spesa della difesa dell’Iran che è ormai al 15° posto. Lo stesso discorso può essere fatto con il Sud-Est asiatico che sente molto la pressione della Cina.
In Sudamerica invece fino a qualche anno fa le spese erano concentrate sulla sicurezza interna dei Paesi. Solo da due o tre anni sta aumentando la spesa per la sicurezza esterna. In questa fa la parte del leone il Brasile, ma anche il Venezuela forte dei suoi legami con la Russia.

In Italia?
L’Italia ha ridotto le spese fino a due anni fa. Nel 2013 c’è stato un lieve incremento e pare che nel 2014 ci sarà una nuova flessione. I dati però non sono ancora ufficiali. Nel nostro Paese ogni anno vengono stanziati 22-23 miliardi di euro per la Difesa, ma il 70% è vincolato per le spese del personale. Sui 6-7 miliardi che restano, 5 miliardi sono per l’acquisto di nuove armi, solo 2-3 per l’addestramento. Queste sono cifre molto basse, tanto è vero che parte delle spese per le missioni militari all’estero (che sono contabilizzate non come spesa per la difesa) sono utilizzate come spese per mantenere la capacità operativa dei reparti.
Enrico Casale
© FCSF – Popoli
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