María Mamérita Mestanza Chávez aveva 33 anni e 7 figli quando nel 1998 fu sottoposta a sterilizzazione. Viveva in un piccolo villaggio tra le montagne della regione Cajamarca, dove già da due anni gli operatori del Distretto sanitario eseguivano la sterilizzazione come metodo di pianificazione familiare.
Era il 1995 quando il governo di Alberto Fujimori modificò la Legge sulla politica nazionale della popolazione al fine di lanciare il progetto Aqv (Anticoncepciòn Quirùrgica Voluntaria), per trasformare la legatura delle tube e la vasectomia in metodi legali di pianificazione familiare, effettuati dal servizio sanitario pubblico.
María Mamérita è una delle 18 persone che - secondo il report della Commissione d’inchiesta del Congresso del 2002 - perse la vita a seguito dell'intervento cui fu costretta a sottomettersi. Si scoprì poi che molte donne avevano accettato l’intervento con l’inganno, sotto minaccia o addiritura costrette con la forza.
I numeri di quegli anni sono impressionanti: tra il 1993 e il 2000 ci furono 346.219 sterilizzazioni; 2.074 donne denunciarono di essere state costrette a subire la sterilizzazione; 18 donne sono morte a causa delle cattive condizioni. In quegli anni, superando la vergogna e il timore, alcune campesinas di Anta, della provincia di Cuzco, si recarono nella capitale per rendere pubblica la loro storia, denunciare le atrocità subite sui loro corpi e chiedere giustizia.
Ma l’epilogo giudiziario più triste è di questi giorni. Il 22 gennaio la procura di Lima ha deciso di chiudere l’indagine andata avanti 10 anni - chiusa e riaperta grazie agli attivisti dei diritti umani -, rinviando a giudizio gli operatori sanitari coinvolti nel solo caso di María Mamérita Mestanza Chávez. Mentre nessuna accusa è stata formulata contro membri del governo di allora. Questo nonostante varie testimonianze e documenti che provano una comunicazione costante tra l’ex ministro della Salute e l’allora presidente Alberto Fujimori, in cui si riferivano i dati mensili delle sterilizzazioni effettuate e le proiezioni per il futuro. C’erano persino quote stabilite che i medici dovevano raggiungere altrimenti avrebbero perso il posto di lavoro.
Ci si domanda allora se sia stato un piano disegnato dal governo o un eccesso di zelo degli operatori sanitari. Le sterilizzazioni forzate avevano un target ben definito: contadine analfabete, con più di tre figli e un età minima di 30 anni. In questi giorni Amnesty International ha lanciato una campagna di raccolta firme a livello mondiale perché non venga negato a nessuno l’accesso alla giustizia.
Domenica Canchano