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Trattato Onu sulle armi: perché è un successo
05/04/2013

Il trattato sul commercio internazionale delle armi convenzionali approvato a larga maggioranza dall’Assemblea generale dell’Onu lo scorso 2 aprile rappresenta un accordo storico per la regolazione della vendita di armamenti, che hanno un giro di affari di oltre 60 miliardi di euro all’anno. Gli unici voti contrari sono giunti da Corea del Nord, Iran e Siria. Tra i 23 astenuti, ci sono due tra i massimi produttori mondiali (Cina e Russia), oltre a Indonesia, Egitto e Arabia Saudita. I voti favorevoli sono stati ben 154: appena sarà firmato da 50 Paesi, il trattato entrerà in vigore.
L’accordo prevede di vietare il trasferimento di armi verso Paesi in cui c’è un rischio che vengano usate per commettere gravi violazioni dei diritti umani o finire nelle mani di terroristi. «È un fatto storico - commenta Andrew Clapham, direttore dell’Accademia di diritto internazionale umanitario e dei diritti umani di Ginevra, che ha seguito da vicino i sette anni di lavori all’Onu che hanno portato a questo risultato -. La maggioranza di sì è stata schiacciante e ha compreso i principali produttori mondiali di armi (la top 10 degli esportatori comprende Usa, Russia, Germania, Francia, Cina, Gran Bretagna, Italia, Israele, Svezia, Ucraina, ndr). Il testo è più avanzato rispetto a una bozza precedente che l’anno scorso era stata bocciata. Include le munizioni nei divieti previsti, menziona i rischi di attacco ai civili, come richiesto dalla Croce rossa internazionale.

Professor Clapham, l’ambasciatore australiano Peter Woolcott, direttore della conferenza che ha portato all’accordo, ha definito il testo un «trattato con i denti». Che cosa intendeva dire?
Il trattato ha i denti nel senso che prevede concreti e immediati obblighi che possono essere fatti rispettare ricorrendo a corti di giustizia. L’articolo 6 contiene i principali divieti, in particolare quello di vendere armi sapendo che saranno usate per crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Vengono forniti strumenti anche alla società civile per controllare il commercio delle armi.

Quali sono invece i punti deboli?
Si poteva formulare il testo in modo più chiaro in merito al tipo di attacchi e alla lista di crimini di guerra che si vogliono impedire. In futuro sarà bene che ci sia un meccanismo esplicito che permetta di sanzionare uno Stato che viola il trattato. Al momento non è possibile portare uno Stato davanti alla Corte penale internazionale.

Il fatto che il trattato non comprenda anche trasferimenti di armi in forma di prestiti o donazioni può consentire di aggirare le nuove norme?
L’esistenza del trattato metterà in allerta molte più persone su tali questioni e una donazione che si sa essere usata per commettere crimini di guerra sarà in ogni caso una violazione del diritto internazionale.

Il trattato potrà avere un impatto concreto sui traffici illeciti di armi?
Con lo sviluppo di nuove procedure e organizzazioni intorno al commercio legale perché sia più responsabile, è probabile che il trattato avrà un impatto anche sui traffici illeciti.

Quali compromessi sono stati necessari per ottenere un consenso così ampio?
L’ostacolo principale era legato all’esportazione di armi verso attori che non sono Stati. Molti Paesi che nel voto si sono astenuti richiedevano un divieto chiaro per annullare qualsiasi possibilità di armare un’insurrezione. La Siria era il capofila di questa opposizione e chiedeva che il trattato proibisse le consegna di armi a gruppi non governativi, lasciando al contempo campo libero ai governi di importare. Il testo resta ambiguo su questo punto.

Due dei principali produttori di armi, Russia e Cina, si sono astenuti. Quali effetti avrà questa decisione?
Le astensioni di Cina e Russia sono in parte legate alla procedura usata per l’adozione. Alla fine nessuno di questi Paesi ha dichiarato di volersi apertamente opporre e si può immaginare che in futuro anche questi importanti Stati si uniranno.

Perché la National Rifle Association degli Stati Uniti si è detta così contraria?
Immagino che la Nra tema che la creazione di un segretariato e la richiesta di maggiori informazioni sui trasferimenti abbia un impatto sulle possibilità di possedere armi negli Usa. Il trattato in senso stretto riguarda solo i trasferimenti internazionali, ma la Nra non vuole interferenze internazionali in quello che considera un diritto costituzionale.

Tecnicamente sono possibili miglioramenti del trattato in futuro?
Il trattato può essere migliorato da una maggioranza di tre quarti degli Stati aderenti, ed entra in vigore per coloro che ne ratificano gli emendamenti. Tecnicamente è possibile e non è necessario avanzare al passo dei Paesi più riluttanti.

Francesco Pistocchini

© FCSF – Popoli