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Ungheria: piace la costituzione della discordia
15 luglio 2011
L’Ungheria ha adottato in aprile una nuova costituzione che entrerà in vigore il 1º gennaio 2012. Finora il Paese era l’unico tra quelli postcomunisti ad avere mantenuto, dopo il 1989, il vecchio impianto costituzionale, pur con una serie di importanti adattamenti al nuovo corso democratico.
Nel 2010 il partito di centro-destra Fidesz, sull’onda di una schiacciante vittoria che gli ha assegnato 263 seggi su 386 nel parlamento di Budapest, ha approvato il testo della nuova legge fondamentale che ha suscitato numerose critiche nella stampa europea, tra i gruppi di centro-sinistra dell’europarlamento e tra organizzazioni dei diritti civili. All’opposizione interna non è piaciuto essere esclusa dalla stesura della Carta e ha parlato di dittatura della maggioranza. Su autorevoli testate occidentali sono apparse espressioni come «deriva autoritaria», «avvicinamento al modello russo», in riferimento anche a una nuova legge sulla libertà di stampa.
«Non deve sorprendere che l’attuale maggioranza abbia fatto approvare una nuova costituzione - osserva il gesuita Ulrich Kiss, 66 anni, rettore del collegio sant’Ignazio di Budapest, intervistato da Popoli.info -. Anche le opposizioni socialiste e liberali hanno provato a farlo in passato, ma non ci sono riusciti per divisioni interne. La costituzione in vigore ha carattere transitorio e prevede di essere sostituita: credo che questo testo sia un adattamento alla nuova situazione europea e alle sue esigenze».

La nuova costituzione cita esplicitamente una serie di valori tradizionali, fa riferimento alla corona di santo Stefano, simbolo dell’unità storica dei magiari, alle radici cristiane dell’Ungheria, anche se non manca di riferimenti giuridici più attuali come la Carta europea dei diritti fondamentali. Diversi ambienti conservatori, anche cattolici, hanno salutato il testo come un segno in controtendenza, un baluardo di alcuni valori (radici cristiane, matrimonio tradizionale, difesa del nascituro) contro quelle che considerano le derive secolariste dell’Unione europea.
Un tentativo di chiarire alcuni punti controversi è stato fatto da Ágoston Sámuel Mráz, del centro di ricerca Nézőpont Intézet, e rilanciato dal sito Ocipe, l’ufficio europeo dei gesuiti, che proprio a Budapest ha una delle sue sedi (www.ocipe.info). L’indagine sostiene che le polemiche su alcuni punti controversi (presunti ostacoli all’introduzione dell’euro, i nuovi vincoli di bilancio contro la finanza allegra del passato), non hanno un vero fondamento. Anche la corte costituzionale, secondo alcuni indebolita, interverrà in meno occasioni, ma avrà più autonomia. Altro punto di discordia, il tema dell’aborto. Da un lato c’è chi ha letto nella nuova legge un argine in difesa del feto, dall’altro chi ha parlato in senso critico di «divieto dell’aborto». Lo studio del Nézőpont Intézet chiarisce che la costituzione afferma di proteggere la vita del feto, ma non parla di proibizione dell’aborto, né riconosce al nascituro personalità giuridica. Forse questa enfasi sulla «protezione» nasconde la preoccupazione per uno dei tassi di crescita demografica più bassi del mondo?

Le critiche dall’estero si sono concentrate anche su affermazioni di valori che sembrano dimenticare che l’Ungheria è una democrazia appartenente alla Ue. Alla domanda sul perché si senta il bisogno di esprimere l’orgoglio della nazione magiara, si definisca lo Stato nella sua essenza nazionale, etnica, e non come «Repubblica» laddove esistono anche le minoranze, padre Kiss risponde che non va frainteso il termine «orgoglio». Osserva che non si parla di minoranze, ma di nazionalità, le cui culture hanno gli stessi diritti di essere tutelate della cultura della maggioranza. «Penso che sia una visione più moderna, tollerante e democratica. Anche la Costituzione italiana prevede “apposite norme” per le minoranze linguistiche. Ma chi definisce ciò che è “apposito”? Le minoranze o la maggioranza?».

Il favore per questa legge fondamentale, è confermato da un sondaggio riportato dal Nézőpont Intézett. I riferimenti simbolici e religiosi hanno registrato apprezzamenti superiori al 60%, addirittura oltre l’80% per la corona. Questo simbolo richiama la storia secolare del regno di Ungheria, i cui territori, dopo le sconfitte nella prima e nella seconda guerra mondiale, furono divisi con tutti i Paesi confinanti (oggi 10 milioni di magiari vivono in Ungheria e 2,5 fuori dai confini).
Ma una costituzione troppo esplicita rispetto a tali simboli del passato non rischia di peggiorare i rapporti tra l’Ungheria e Paesi della Ue dove vivono grandi comunità magiare? «Essere membri delle stesse comunità non è sempre sufficiente per porre i fondamenti d’amicizia e rinforzarli - aggiunge padre Kiss -. I rapporti con Romania, Serbia o Croazia sono eccellenti, agli slovacchi, per ragioni di politica interna, piace a distribuire buffetti al vicino ungherese. Un esempio è il rifiuto di lasciare entrare il nostro presidente della repubblica: non è strano che accada tra due Paesi dello spazio Schengen?». Resta l’impressione che non aiutino affermazioni come quelle del preambolo in cui si parla di tutelare «la nostra eredità, la cultura ungherese, la nostra lingua unica, i valori naturali e creati dall’uomo del bacino dei Carpazi».

E in tutto il bacino dei Carpazi è consistente la minoranza rom (solo in Ungheria, sono almeno 200mila). Il partito di estrema destra Jobbik, dall’opposizione, rappresenta le frange più xenofobe ed è particolarmente ostile verso questa parte della popolazione. Secondo padre Kiss, il governo ha iniziato un programma ambizioso per migliorare le loro condizioni di vita. I gesuiti stanno contribuendo con la fondazione di un collegio per studenti universitari, che nel Paese sono un numero significativo. E ci ricorda che sulle politiche verso i rom, anche l’Italia è stata un osservato speciale.
Francesco Pistocchini

© FCSF – Popoli
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